Arroganza e lesa maestà

Creato il 22 aprile 2011 da Gianclint
Seedorf che si allena in spiaggia, a Dubai

Il rischio che corro è quello di risultare noioso. Ripetitivo. Petulante. Però, allo stesso tempo, se si vuole porre critiche costruttive, occorre andare al nocciolo dei problemi evitando di girarci intorno, magari facendosi condizionare da una stampa sempre più asservita e da qualche prestazione sopra le righe.

Tanto per essere chiari il punto è sempre lo stesso: Clarence Seedorf. Al quale Massimiliano Allegri nell’ultima partita casalinga di Coppa Italia contro il Palermo, nonostante fosse stato schierato costantemente titolare nei precedenti match di campionato, ha deciso di concedere ancora fiducia. “Permettendosi” di sostituirlo dopo un primo tempo anonimo e con la squadra in evidente difficoltà di contenimento e di spinta a centrocampo. Allegri non aveva alternative: in mezzo serviva più velocità e corsa e l’altro regista in campo, Andrea Pirlo, aveva bisogno di accumulare minuti nelle gambe dopo un lungo periodo di stop. Ovvia quindi la scelta di dare riposo a Seedorf, anche in vista del prossimo importantissimo impegno di campionato a Brescia.

Lesa maestà. Il nostro numero 10 non solo non ha apprezzato, ma lo ha fatto largamente intendere abbandonando il campo scuotendo il capoccione, non passando nemmeno di fronte alla panchina per salutare mister e compagni. Inaccettabile. Un comportamento che non ha nulla a che vedere con quell’immagine di uomo spogliatoio e di grande campione dentro e fuori dal campo che i media – ribadisco, inspiegabilmente inginocchiati davanti a questo giocatore – continuano a propinarci. Un atteggiamento che mi indigna ma non mi stupisce, e ribadisce ancora una volta la necessità, ormai quasi vitale, di non rinnovare il contratto a questo giocatore che – e lo confermo nonostante le presunte ultime ottime prestazioni – al Milan crea molti più problemi che benefici.

Inaccettabili, a mio modo di vedere, sono anche gli atteggiamenti e le dichiarazioni che Seedorf ha esternato dopo essere stato riproposto titolare nelle ultime partite. Trascurando le numerosissime prove opache che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni, l’olandese ha ribadito di voler restare al Milan, di sentirsi ancora giovane, di ritenersi degno di una maglia da titolare e, dulcis in fundo, ha lasciato intendere di non essere disposto a un rinnovo al ribasso, ma di aspettare una proposta da parte della società per valutare bene. Come dire: niente sconti, sono Seedorf.

Intanto chiariamo un punto, che ovviamente sembrerà a molti un’eresia: non è vero che quando Seedorf gioca bene, il Milan gioca bene e vince. È invece vero il contrario: quando il Milan funziona, corre ed esprime un bel gioco, allora può anche permettersi di avere in campo un elemento che non corre, non si sbatte più di tanto e che si affida soltanto a un buon piede, che gli permette di azzeccare qualche passaggio e qualche assist. Da fermo o quasi.

In secondo luogo va sfatato il “mito” del Seedorf ritrovato, rinvigorito e determinante in questo finale di campionato. Se Seedorf ha potuto fare il suo in questo Milan è grazie alla sagacia tattica di Massimiliano Allegri che ha impostato un centrocampo di corsa, muscoli e verticalizzazioni con Gattuso, Boateng e Van Bommel che galoppano, picchiano e si inseriscono negli spazi. Insieme a questi tre Seedorf è libero di vagare per il campo e di sfoderare, con parsimonia e calma, i suoi assist e i suoi passaggetti. Il resto ce lo mette la fortuna – sempre amica dei vincenti, e su questo va detto che Seedorf nella sua carriera un vincente lo è stato – che gli permette, di tanto in tanto, di segnare quel gol su punizione che se lo provasse altre 200 volte non entrerebbe più.

La “prova del nove” di quando ho appena sostenuto ce la ha fornita la partita di mercoledì sera. Con Pirlo (altro piede lento) in campo Seedorf non è stato in grado di garantire quella presenza atletica e quella corsa necessaria per far reggere il centrocampo. E i soli Flamini e Boateng, nonostante la grande corsa, non hanno potuto garantire il contenimento necessario e – allo stesso tempo – impostare le ripartenze per sostenere il reparto offensivo. Tanto è vero che il solo innesto di Emanuelsson – che un fenomeno proprio non è, ma sicuramente un ottimo giocatore, oltretutto impiegato fuori ruolo – ha cambiato faccia alla nostra mediana.

Morale: Seedorf – almeno a mio giudizio – non va confermato. Nemmeno se segnasse 20 reti nelle ultime 5 partite. Nemmeno se si riducesse l’ingaggio al rango di un magazziniere. E pazienza se così facendo perderemmo un giocatore di esperienza internazionale che ha vinto più coppe campioni di tutta l’Inter messa insieme. Come lui stesso ha detto, le offerte per continuare la sua brillante carriera non gli mancano.

Anzi gli auguro di finire alla corte del suo grande maestro, Carlo Ancelotti, che con tutta probabilità siederà sulla panchina della Roma. Anche se conoscendo la furbizia e l’intelligenza di Carletto non mi stupirebbe se quella chiamata, a Seedorf, non arrivasse mai. Così come non gli è mai arrivata la telefonata del suo grande mentore da Londra, dopo tanti complimenti e apprezzamenti, rimasti solo parole.

Più facile che finsca davvero in Brasile. A palleggiare, cantare e ballare il suo lento samba calcistico in quel cimitero di elefanti che sta diventando il campionato carioca.

Marco Traverso


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