Arsludicast: il podcast che rischia l'estinzione (si torna a parlare di editoria videoludica)

Da Eldacar

Si perchè dopo la famosa puntata svanita nel nulla, che in realtà hanno ascoltato tutti e anche di più, la coraggiosa crew del sito torna a parlare di editoria. Nel mirino questa volta la carta stampata, con ospiti il buon Ale Apreda, Ugo Laviano e il fotonico Gorman (conosciuto anche come Andrea Minini Saldini, ma credo che neanche moglie e figlia lo chiamino così ormai).
Interessanti in particolare proprio le bordate di Andrea, che proseguono idealmente il discorso iniziato da me e Pierpaolo Greco con Anelli & soci qualche tempo fa, così come sono interessanti le varie analisi degli intervenuti, che in parte condivido e in parte proprio no:
  • Sono d'accordo con Alessandro quando parla di carta morente, ma non morta: la carta IMHO, tornerà ad essere quello che era prima nel momento in cui qualcuno riuscirà a renderla il giusto complemento della parte web. Cosa che, dissi all'epoca, secondo me sarà fattibile grazie agli editori più svegli, provenienti naturalmente dall'online
  • Sono d'accordo con Andrea relativamente alla democratizzazione dell'informazione: quando sono in troppi a parlare e molti hanno la presunzione di mettersi allo stesso livello di altri, diventa un puttanaio
  • Sono d'accordo con Andrea quando parla di inutili intermediazioni, arrivate insieme ai publisher
  • Non sono per niente d'accordo con Andrea per la visione del PR che fa passare, decisamente arcaica. La storia copertina/denaro è roba vecchia, che forse valeva ai tempi di Play Press (2000 o giù di li) ma che oggi non è più attuata. Quando sono entrato in Leader, per esempio, i miei premi arrivavano in base ai feedback dall'estero, basati sul coverage (inteso come paginazione totale) e non sulle copertine. Anche perchè "fare copertine" non vuol dire una sega in linea di massima e non tutti i prodotti sono "copertinabili". Non vale neanche il discorso del PR che non parla di prodotti già usciti: il PR professionale (e più in generale quello che sa fare il suo lavoro, perchè forse il nodo è tutto qui) deve far avere copertura al prodotto. Non copertine. Se ci sono le copertine, meglio. Io con le cover ci ho vinto dei premi "Miglior campagna EMEA" ma mai soldi. I soldi arrivavano per altre cose e questo valeva, almeno per i 3 anni da Amministratore Delegato di Pulsar, per quasi tutti i colleghi. Pensare poi che un publisher metta a contratto le cover IMHO è abbastanza ridicolo: essere in Activision, in Ubi, in EA e in generale nei grandi, significherebbe soldi troppo facili. Certo, avessi avuto questa clausola con un millino ad uscita, avrei svoltato (visto che in 24 mesi di copertine ne ho fatte 50 e  senza Assassin's Creed, Call of Duty e FIFA). La mia visione del PR, stringendo, è quella del personaggio che chiama, si sbatte, risponde subito alle mail e al telefono per far lavorare il giornalista al top, sempre. Con il giocone e la ciofeca anche perchè a dirla tutta, spesso sono le grosse prestazioni con i giochi di merda o comunque quelli meno hyppati a "fare" il professionista. La mia più grossa soddisfazione è stata la cover di Diabolik su WinMagazine, per dire, più che le 7 di Kane & Lynch, le 11 di Unreal III, le 7 di Stranglehold and so on). Il problema è che i grossi, hanno la convinzione che sia tu a doverli cercare. Io facevo tanta roba perchè non aspettavo. Nel vecchio podcast comunque, ho parlato anche di questo
  • Non sono d'accordo con Alessandro quando parla di coperture speciali relativamente alle riviste cartacee tirate su per qualche nobile motivo: i PR vanno su carta semplicemente perchè fa gioco (non per soldi comunque come dice Andrea) con la reportistica. La percezione della carta all'estero è diversa. Qui la carta, salvo rare eccezioni, conta sega ormai. Ma il PR ci ricama un po', convince il central e si organizza il coverage pettinato e spendibile verso fuori. No more. Vale anche il discorso degli equilibri e dei rapporti come dicevo anche io
  • Sono d'accordo con Andrea quando parla della tristezza dei centri media. Se già nelle realtà X di settore 9 volte su 10 chi maneggia i budget non capisce la differenza tra un sito e l'altro e tra una rivista e l'altra, nel centro media la media di inutilità è del 100%. E si entra in un loop strano perchè poi la mancanza di certificazioni, cazzi e mazzi, frena ulteriormente questa banda di persone che, come dice Gorman, voglia di sbattersi ne hanno proprio poca
  • Non sono d'accordo con Andrea, per il discorso di cui sopra, quando la smena troppo con il discorso internet, numeri e raccolte extra settore: Multiplayer (perchè di quella si parlava in relazione all'advert di deodoranti) ha messo dentro inserzionisti generalisti perchè tale Luca Persichetti ha due grossi coglioni fumanti ed è il più bravo venditore in circolazione oggi, semplicemente (con dietro una macchina da guerra, per carità). Luca, in sostanza, venderebbe anche miosito.it senza troppi problemi, agli stessi interlocutori
  • Non sono completamente d'accordo con Andrea quando parla di qualità che una volta c'era perchè si pagava di più: anche ai bei tempi del cartaceo, qualche bella pippa che scriveva c'era. In Future, in Play Press e da svariate altre parti
Per ascoltare la puntata in questione potete tranquillamente fare un click qui usando iTunes o scaricare tutto su PC. Per sentire pure l'episodio vecchio (quello censurato, per capirsi), potete fare un click qui. Dopo un paio d'ore e qualcosina, si spera, potrete avere un quadro quasi completo della faccenda editoria oggi qui da noi.
Aloha!

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