Degli Art Brut conoscevo poco. Avevo letto la recensione su Bloomriot senza peró ritrovarmi d’accordo dopo alcuni ascolti a caso qua e lá. Una cosa che sicuramente non sapevo é quanto siano bravi dal vivo.
Si va quindi al Lexington, uno dei miei locali preferiti a Londra, per vederli suonare in uno dei loro 4 concerti di fila. Questa sera prima di loro c’erano i bravi Nightingales di Birmingham, una band che esiste da ancor prima che alcuni dei suoi elementi nascessero. Partono con un rock’n'roll old-school, onesto, senza troppa originalitá ma molto divertente per poi assumere tonalitá piú scure via via che l’esibizione prosegue, con bordate di chitarre elettriche e momenti alla Nick Cave con il cantante che si lascia trascinare dalle infinite ripetizioni di devil blues e dai fumi dell’alcol.
Arrivano quindi gli Art Brut. Senza andare a cercare definizioni contorte sono una band punk: diretti, immediati, casinisti, ignoranti, bravi. E sarebbero semplicemente un gruppo punk che ammicca all’indie rock, pieno di energia da vendere, se non fosse per il cantante che gli fa fare un passo avanti. Non ha una bella presenza, non ha una bella voce. Non canta neppure, praticamente parla e urla un po’ sui ritornelli. Non una gran descrizione vero? Eh no perché é formidabile. A volte non sentivo nemmeno la musica per seguire le sue storie, intelligenti, a volte poetiche, e quando non lo erano erano sovversive e quando non erano nemmeno sovversive facevano almeno ridere.
Sí perché gli Art Brut non hanno semplicemente fatto un concerto, ma una performance
Una performance fisica, estenuante per tutti ma assolutamente esaltante. Forse la migliore del 2011 finora. Video in internet non ne ho trovati perché in sale cosí piccole, dove gli Art Brut riescono a copulare con pubblico e sudore non c’é tempo e spazio per le riprese. Accontentatevi di questo assaggio, 18.000 lire!