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Arte. antonella maranga : la poesia dei fiori

Creato il 18 giugno 2015 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

mardi Bruno Mohorovich

Il nostro vivere si regge prevalentemente sugli incontri, e l’incedere della quotidianità nella sua frenesia,  alla continua ricerca di trovar qualcosa e poco preoccupata di conservare, ci fa cogliere – fortunatamente non sempre – solo l’esteriorità, la scorza di chi ci sta vicino o di quanti sfioriamo nei nostri contatti. Fino a quando, non ci viene fornita l’opportunità, preziosa, di vedere ciò che  le persone sono ed ancor meglio, ci viene concesso il miracolo di sentire quello che sono.

Credo sia questa la sorte d’ogni artista, sia esso di penna che di pennello – al fine sono la stessa cosa – ed ancora più valga nel caso della pittura di Antonella Maranga, delicata interprete della natura agreste ed incorrotta. L’autrice ci regala degli scorci di campagna, squarci di fiori palpitanti e cangianti cieli, quasi a voler tener per sé ciò che nel quadro non appare, o meglio, invitarci financo a godere di quei “frame” rustici per farci percorrere con lo sguardo i FC che non possono non offrire ampio respiro e godimento del paesaggio.

Il suo romantico impressionismo, così intriso di colori morbidi e soffici, leggeri e robusti, (non è difficile pensare a Monet ed alla sua “Donna con parasole”, tanto per fare una citazione) tratta i soggetti floreali con rispetto, direi lo stesso che Antonella ha per se stessa, non sottraendoli comunque alla forza della natura. Proprio perché selvaggi e spontanei, i lunghi steli s’allungano, s’avviluppano in una danza sinuosa e tormentata, stagliandosi in primo piano, catturati, in un gioco di empiree luminescenze. Sì, da dar luogo ad un abbraccio, tra fiori e cielo, che si manifesta in un amplesso tra atmosfere e terra. La giustapposizione delle tinte, penetra nell’occhio dello spettatore, che non si sottrae al consensuale rapimento che mira a fondere entrambe le anime.

Ma, per quanto possa apparire pacata e serena l’opera dell’artista, essa esplode con fragore, non riuscendo a sottacere appieno i contenuti dell’anima. I suoi dipinti sono accarezzati dal vento, espresso con impalpabili ed intangibili pennellate, che scompiglia l’ancestrale quiete dei suoi paesaggi; ma per quanto sia un  alito lieve ed incorporeo, esso è carico di una perenne inquietudine, di una costante ricerca di sé – caratteristica generale dell’artista – dell’essere donna, forte e delicata, fustigata come i suoi fiori ma mai doma alle avversità.

Antonella Maranga ben si rappresenta, nella semplicità di ciò che configura: il fiore che guarda ed il fiore che è in lei.



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