Quando si dice sputare nel piatto in cui si è mangiato! L’Italia che deve la sua fama all’arte, dell’arte si cura come si fa con le cose accessorie, quando c’è tempo.. se c’è tempo!
Non so se abbia indignato più il fatto che nel nostro bel paese l’arte e la cultura cadano a pezzi o il fatto che solo quando l’arte cada a pezzi se ne parli. Ancora più preoccupante è che per suscitare un tiepido dissenso popolare sia necessario crolli la Casa dei Gladiatori a Pompei. Susciterebbe forse un mormorio più accorato la caduta della Torre di Pisa o del Colosseo.
Ma quando a sgretolarsi, ad essere incustoditi, ad essere violati e violentati sono i beni culturali meno conosciuti, più intimi, meno famosi ma non per questo preziosi?
Si fanno spallucce e si tira avanti. La frase di rito è sempre la stessa, l’avrete sentita ripetere cento e una volta: “Che ci vuoi fare, non ci sono soldi!”�
Sarebbe da indagare sulla reale assenza di questi soldi, probabilmente regalerebbe qualche scoop più sfizioso scoprire come vengano spesi questi soldi che non ci sono…
L’iniziativa che mi è stata segnalata oggi forse non cambierà le cose, ma tenta almeno di mettere una toppa su questo gommoncino bucato che fa acqua da tutti i lati.
L’idea è venuta in mente a Repubblica e s’indirizza ai lettori e non della rivista web e cartacea: inviare foto che testimonino il degrado cui sono soggetti i monumenti della propria terra. In questo modo Repubblica si propone di ricostruire una mappa tutta italiana di quel fantastico patrimonio dimenticato, e noi sardi ne avremmo da raccontare no?
Chiunque voglia partecipare a questa iniziativa può inviare le foto a questo indirizzo di posta: monumenti@repubblica.it.
Unico vincolo è che le immagini abbiano una dimensione pari a 800X600 pixel e che vengano accompagnate dal nome e dal cognome dell’autore. Ovviamente indicate nome e ubicazione del monumento e un piccolo testo d’accompagnamento è gradito.
Ci diamo da fare?