Per i millenari affreschi di Pompei sembra che si sia finalmente trovata una vera propria “cura” per porre fine al loro continuo deterioramento, la soluzione per quanto possa sembrare strana ed insolita consiste in un ciclo di antibiotici.
Ebbene si, non avete letto male, biologia e restauro si sono incontrati per mettere gli antibiotici al servizio dell’arte, un equipe di esperti ha scoperto che il rimedio più efficace per salvaguardare gli affreschi consiste nell’utilizzare un particolare tipo di batterio che “digerisce” il biossido di manganese, principale elemento di danneggiamento dei dipinti, prodotto da streptococchi. Giancarlo Napoli, capo dell’impresa di restauro, ha spiegato che gli streptococchi “sono capaci di moltiplicarsi in assenza di aria e di nutrirsi del colore utilizzato dagli antichi”. Ma non solo. “La continua esposizione dei capolavori alla luce solare, innescava una reazione di moltiplicazione dei microrganismi e di conseguenza tendeva ad accelerare il fenomeno di streptomicosi e di deterioramento”.
L’elemento chiave sarebbe la amoxicillina – principio attivo presente in molti antibiotici utili alle cure delle infezioni umane- che a quanto pare ha fatto registrare ottimi risultati restituendo agli affreschi il loro antico colore.