Arte indiana, giardini inglesi

Creato il 16 gennaio 2013 da Kimayra @Chimayra

Un Pahana Sandakada ancora in situ ad Anurakhapura

Un Pahana Sandakada, una lastra di granito semicircolare splendidamente scolpita risalente a circa un migliaio di anni fa, che abbelliva l'ingresso di un tempio ad Anurakhapura, città sacra buddista e capitale dello Sri Lanka, è stato trovato nel giardino di una modesta abitazione nel Devon.
La lastra di granito è una delle uniche sette Pahana Sandakada esistenti al mondo. Le altre sei si trovano ancora ad Anuradhapura. La pratica di incidere queste lastre iniziò quando il Buddha era ancora in vita. Un devoto aveva coperto il pavimento di un tempio che aveva costruito con costosi tessuti, adornati da ricchi motivi geometrici. Quando un altro devoto volle fare la stessa cosa, Ananda, assistente personale del Buddha e suo cugino di primo grado, gli suggerì di metterli alla base dei gradini del tempio. Da allora questi tessuti divennero delle splendide opere d'arte.

Il Pahana Sandakada ritrovato nel Devon

Ad Anuradhapura la tradizione assunse la forma di pietre scolpite. Sandakada Pahana significa "mezza luna di pietra", in lingua Sinhala. I disegni intagliati all'interno della mezza luna sono carichi di simbolismo buddista e rappresentano la vita del Buddha e il ciclo del samsara (nascita, vita, morte e reincarnazione). All'interno della mezza luna sono presenti anche semicerchi concentrici con simboli buddisti. Al centro un mezzo loto in fiore, che rappresenta la purezza di spirito.
I Sandaka Pahanas sono stati creati verso la fine del regno di Anuradhapura, quando lo Sri Lanka fu invaso dai Chola Tamil dell'impero indiano, nel 993 d.C.. Il re di Anuradhapura, Mahinda V, era un sovrano debole che fece l'errore fatale di non corrispondere la paga al suo esercito. Fu catturato nel 1017 e tenuto prigioniero in India, mentre l'esercito Chola saccheggiava la città sacra di Anuradhapura. La capitale venne, in seguito, spostata a Polonnaruwa. Anuradhapura venne abbandonata alla vegetazione della giungla, pur senza essere stata mai dimenticata.
Gli antichi Romani scrissero diffusamente della città sacra (per esempio Plinio il Vecchio, nel 24mo capitolo della sua Storia Naturale, quando riferisce del diario di viaggio di Annius Plocamus).