Arte o idee?

Da Marcofre

Più o meno tutti sappiamo che Raskolnikov ammazza la vecchia (anche i piani perfetti mostrano una falla: dovrà ammazzare pure la sorella dell’usuraia) per motivi di denaro. Lui è povero e cerca in questo modo di dare una svolta alla propria vita, e anche a quella della madre e della sorella. Fin qui sembra che tutto sia corretto ed esatto, e in parte lo è.
Tuttavia…

Arte o idee?

Rileggendo “Lettere sulla creatività” mi sono imbattuto in una frase del buon Dostoevskij che parla del suo romanzo: “I Demoni”. Lì dichiara:

“(…) ma m’interessa non dal punto di vista artistico, bensì da quello della tendenza; voglio esprimere certe mie idee, anche a costo che la riuscita artistica ne soffra.

Non è interessante? Qualcuno dichiarerà che in tutta l’opera di Fedor non esiste un’oncia di arte, e che rispetto a un Flaubert lui è solo un cagnaccio che abbaia alla luna… Ed è senz’altro vero, o meglio: ha un modo tutto suo di affrontare la pagina scritta. Molti critici affermano che i suoi personaggi non sono di carne e ossa, ma puro spirito, anzi, idee. Immagino che abbiano ragione loro.
Lo scrittore russo ritiene di avere un dovere, e un dono, o talento che dir si voglia, da mettere a frutto con la scrittura. Quindi prende di petto in un certo modo argomenti e idee del suo tempo.
Ed ecco la domanda facile facile: che cos’è l’arte?
Con una battuta: quando un’opera di qualsiasi genere (romanzo, affresco, scultura…) sopravvive alla propaganda che l’ha generata, allora viene definita “arte”. Anche qui la fortuna ha il suo ruolo: quante opere degli antichi poeti greci sono andate perdute? Abbiamo solo qualche frammento, e magari se avessimo tutto, ci accorgeremmo che non meritano tanto onore.
Se di Cecco Angiolieri fosse rimasto solo:

“S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo”

Ci sarebbero schiere di illustri docenti italiani, francesi e inglesi, che ne analizzerebbero il nichilismo.

Ecco, già tra il 1200 e il 1300 la cultura italiana cullava nel proprio seno quello sguardo cupo e distruttivo che l’avrebbe poi spinta verso le derive autoritarie del Novecento”.

Invece sappiamo bene che questa era “solo” un sonetto goliardico.
Però l’Eneide è propaganda.
“La Gerusalemme liberata”? Propaganda.
“Iliade”? Idem.
Buona parte dell’arte nasce perché qualcuno, brutto, sporco e cattivo, caccia dei soldi nelle tasche dell’artista di turno. Se è fortunato, e becca il Michelangelo della situazione, noi dopo qualche secolo guardiamo, sospirando (il sospiro è fondamentale, mi raccomando), l’opera. E facciamo finta di non sapere che tutto è nato da uno scambio.
Io ti pago, tu fai quello che voglio.
A volte le cose vanno un po’ diversamente: Dostoevskij per esempio era uno che proponeva le sue storie per prendere gli anticipi, pagare i debiti, e poi scrivete quello che sappiamo.

Ma Dostoevskij rideva?