#artfordummies: i Pre-Raffaelliti a Torino

Creato il 28 aprile 2014 da Paola Sereno @paolasereno

Se siete di Torino, non potete non aver sentito parlare della mostra “Pre-Raffaelliti, l’utopia della bellezza” a Palazzo Chiablese.
Il bombardamento mediatico è bello tosto, tra cartellonistica stradale, pubblicità sui giornali (e persino in TV), articoli nella cronaca locale. E così io, curiosa ma timorosa di code, sono andata sì a vederla a pochi giorni dall’inaugurazione, però in orario pre-prandiale la domenica di Pasqua, confidando nell’ineluttabilità del pranzo pasquale per la maggior parte degli italiani.

Che poi, diciamoci la verità, ma questi Pre-Raffaelliti chi li conosce esattamente? Io, da vaghe reminiscenze scolastiche, sapevo che

1. non risalgono a prima di Raffaello, ma a metà Ottocento
2. sono inglesi e non italiani
Non proprio una solida base culturale, insomma….Meno male che l’audioguida è compresa nel biglietto d’ingresso (che io non pago, grazie all’Abbonamento Musei).
Dopo la visita, ho imparato molte più cose, come ad esempio:

3. non sono un movimento, ma una Confraternita
suona bene no? fa un po’ “Capitano mio Capitano” etc. Comunque i tre dell’Ave Maria John Everett Millais, William Holman Hunt e Dante Gabriel Rossetti (l’ha deciso lui, di farsi chiamare Dante, il modesto) hanno deciso di fondare nientemeno che una Confraternita. Da bravi maschilisti, non hanno invitato Elizabeth Siddal, che però è la rossa pallida che spunta sempre qua e là nei quadri, nonché musa, amante e infine moglie del nostro Dante.
Il nome di Pre-Raffaelliti l’hanno scelto perché, pur vivendo nell’Inghilterra della rivoluzione industriale, la modernità non gli piaceva affatto. Preferivano la natura, il Medioevo e le storie della religione e della letteratura. A me paiono dei gran conservatori, ma pare che fossero comunque un’avanguardia.

4. erano fissati con i particolari
Nei paesaggi, dipingevano ogni stelo d’erba. Nei ritratti, ogni ricamo degli abiti. Non stupisce che abbiano ispirato interior design, tessuti e carte da parati. E, mi pare, un certo gusto liberty per la decorazione.

5. amavano le rosse
Non le birre (o forse anche quelle, non saprei), ma le donne. Per le donne pre-raffaellite, i capelli rossi sono un must. Da bravi amanti della bellezza, i ritratti femminili non mancano, e abbiamo bellezze di tutti i tipi. Anche morte, come la celebre Ofelia di MillaisSiccome la Siddal faceva da modella un po’ a tutti, la sua imponente cascata di riccioli color rame spunta da ogni dove. Per chi preferisce le brune, abbiamo una prosperosa Proserpina di Rossetti.

 6. hanno influenzato i dark, da Tim Burton ai Cure
Se siete di quelli che scappano a gambe levate quando alle mostre vedono una di quelle salette con le poltroncine e un video con il commento del critico d’arte, bè, non fatelo. Qui nel video c’è Luca Beatrice al pub che parla di Tim Burton, dei Cure e di Alexander McQueen, raccontando di come i Pre-Raffaelliti abbiano influenzato pesantemente l’estetica New Gothic. Io, a essere sincera, tutta questa vena dark nei Pre-raffaelliti non ce l’ho trovata, ma se lo dice lui mi fido.

 7. bisogna fare in fretta, prima che la Tate si riprenda le sue 70 opere
Come ricordato in tutti gli articoli/comunicati stampa/introduzioni alla mostra, le 70 opere in mostra sono un prestito straordinario della Tate di Londra, che non appena riavrà i suoi Pre-raffaelliti non li farà uscire mai più dalla perfida Albione.
Dunque, che dire, andate a vedere la mostra a Palazzo Chiablese. Ne vale la pena. Anche se non avete la più pallida idea di chi siano i Pre-Raffaelliti.

Pre-Raffaelliti, l’utopia della bellezza
dal 19 aprile al 13 luglio 2014
Torino, Polo Reale, Palazzo Chiablese
http://www.mostrapreraffaelliti.it
#preraf

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