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Creato il 03 marzo 2013 da Albertomax @albertomassazza

Unico romanzo di Edgar Allan Poe, Le avventure di Arthur Gordon Pym non riesce a mantenere la tensione narrativa costantemente ai livelli dei più riusciti racconti, ma, ciò nonostante, contiene in sè una tale quantità di elementi interessanti, da poter essere annoverato tra le opere fondamentali del genio di Baltimora.

In breve, la storia: il giovane Arthur Gordon Pym (da notare il doppio nome seguito da cognome di tre lettere con iniziale P, a certificare l’identificazione con l’autore), amante dell’avventura, riesce a imbarcarsi clandestinamente su una baleniera dal porto di Nantucket (lo stesso del Moby Dick), grazie all’amico Augustus, figlio del capitano. Arthur dovrebbe stare nascosto fino a quando la baleniera non sia abbastanza al largo da rendere impossibile un rientro per sbarcarlo a terra. Nel frattempo, Augustus dovrebbe portargli i rifornimenti di nascosto. Ma dopo qualche giorno, l’amico non si fa più vivo, fino a quando non gli fa giungere una missiva vergata col sangue, con la quale segnala un grave pericolo: sulla nave c’è stato un ammutinamento. I due ragazzi, con l’aiuto di un marinaio, riescono a riprendere il controllo della nave. Ma una tempesta furiosa fa naufragare l’equipaggio, costringendo i superstiti ad atti di cannibalismo per sopravvivere. Dopo aver incrociato un vascello fantasma alla deriva, i naufraghi vengono tratti in salvo da una nave esploratrice, in rotta verso il Polo sud, che fa tappa in un’isola abitata da uomini completamente neri che hanno terrore per tutto ciò che è  bianco. Queste strane creature, dapprima paiono pacifiche, ma presto si rivelano capaci di inaudita crudeltà. I pochi superstiti sopravvissuti a tali crudeltà fuggono e continuano la loro esplorazione, fino a quando non si imbattono in una gigantesca figura antropomorfa, completamente bianca. Qui il romanzo si interrompe per lasciare al lettore la libera interpretazione dell’enigma di tale apparizione.

Il romanzo offre diversi elementi di interesse, ad iniziare dalla straordinaria capacità di essere seminale per numerosi generi letterari che riscontreranno un notevole successo tra il secondo ottocento ed il primo novecento: in primo luogo l’avventura per mare (Melville, Stevenson, Conrad, London), il Fantasy e l’Horror psicologico (Lovecraft, che dedicherà un saggio e numerose citazioni al Gordon Pym; Verne, che addirittura ossessionato dal finale enigmatico, scriverà un seguito del romanzo di Poe, La Sfinge dei ghiacci). Ma ancora romanzo di formazione, con l’avventura del giovane Arthur che può essere letta come rito di passaggio dall’adolescenza alla maturità, ma anche come peregrinaggio salvifico dell’autore negli abissi dell’animo umano, per un successivo ritorno alla luce, purificato.

Un altro elemento di interesse è il taglio netto tra una prima parte minuziosamente realistica e scientificamente dettagliata, fin dove arrivava il mondo conosciuto di allora (alla luce delle grandi esplorazioni dell’emisfero sud, inaugurate da James Cook) e il fantastico estremo della seconda parte, nella quale i protagonisti si spingono nel mondo allora ancora inesplorato. Ciò a riprova delle due anime di Poe: l’interesse per la conoscenza scientifica e la fervidissima immaginazione.

In definitiva, pur con le sue numerose incongruenze, Le avventure di Arthur Gordon Pym è un’opera di eccezionale importanza per l’impressionante forza simbolica e per la straordinaria apertura interpretativa, dovuta al sovrapporsi di diversi piani di lettura, che ne fanno uno dei romanzi fondanti e fondamentali  della narrativa contemporanea mondiale.



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