Arthur Schnitzler, Doppio sogno

Creato il 27 novembre 2012 da Candia Piedigrossi @Papers_CandiaP
Le origini di Eyes Wide Shut
   
Pochi forse sanno che uno dei capolavori di Kubrick è tratto da un romanzo intitolato "Doppio sogno", dove, non a caso, i limiti del sogno si espandono fino ad inglobare la realtà stessa e a renderci storditi e confusi, come se dalla sola lettura del libro potessimo provare l'effetto che i sogni lasciano al risveglio.   Se avete trovato difficile comprendere il film "Eyes wide shut" non c'è da stupirsi, dal momento che ripropone lo stesso stordimento del libro e dei sogni con estrema lucidità, tanto da dimostrare quanto i sogni incidano sulla realtà e quanto le avventure solo immaginate si ripercuotano sul comportamento quotidiano.
   Kubrick amplifica le atmosfere e traduce le parole in immagini, potenziando le visioni, quasi distendendole in una lentezza che accompagna i pensieri e le riflessioni del protagonista tanto quanto dello spettatore, che si interroga entrando attivamente nel meccanismo del film.   La calma della telecamera e la musica cadenzata giocano su un ossimoro che enfatizza il tormento del protagonista. D'altronde l'ossimoro è alla base dell'intera opera - letteraria e cinematografica - reso evidente nel titolo scelto dal regista; mentre l'immagine del doppio e della maschera è tradotto brillantemente dal titolo di Schnitzler, che delinea uno sfuggente gioco di proiezioni.   Forse Kubrick dà più risposte di quante non siano presenti nel romanzo, in cui Schnitzler lascia solo trapelare i significati, senza confermare le supposizioni del lettore. Eppure, alla base, rimane l'approfondimento degli angoli oscuri della mente umana, scandagliando il tema dell'inconscio e rendendolo attuale, concreto, ma pur sempre inafferrabile.
"Qui poteva iniziare la sua vendetta senza eccessivo sforzo, qui non c'erano difficoltà, né pericoli; e l'idea, che forse avrebbe fatto indietreggiare altri, che lei tradisse il fidanzato, per lui era quasi uno stimolo in più. Sì, tradire, ingannare, mentire, far la commedia, dovunque, davanti a Marianne, davanti ad Albertine, davanti al buon dottor Roediger, davanti al mondo intero; condurre una specie di doppia vita, essere il medico valente e fidato dal promettente avvenire, il buon marito e padre di famiglia - e allo stesso tempo un libertino, un seduttore, un cinico che giocava con la gente, con uomini e donne a seconda dell'estro - tutto ciò gli sembrò in quel momento molto attraente; ma la cosa più attraente era il pensiero che un bel giorno, quando Albertine si sarebbe creduta ormai protetta dalla sicurezza di una vita domestica e coniugale senza scosse, le avrebbe rivelato con un freddo sorriso tutte le sue colpe, ripagandola così dell'amarezza e del disonore che gli aveva cagionato col suo sogno."

"Per esempio dopo aver fatto un sogno? Certo, ci si ricordava... Ma sicuramente c'erano anche dei sogni che si dimenticavano del tutto, dei quali non restava più traccia, tranne un certo strano stato d'animo, uno stordimento misterioso. Oppure si ricordavano solo più tardi, molto più tardi, e non si sapeva più se si era fatta un'esperienza reale o soltanto sognato. Soltanto... soltanto...!" 


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