A Dance with Dragons
Non so più quanti mesi fa ho iniziato a scrivere un approfondimento su George R.R. Martin legato ad alcune foto del manoscritto originale di A Dance with Dragons. Non l’ho mai finito. Altri impegni, alcuni con una scadenza piuttosto urgente, e poi la pubblicazione della lettera con cui Martin presentava Le cronache del ghiaccio e del fuoco al suo agente Ralph Vicinanza, hanno ritardato e infine reso datato questo articolo. Non troppo tempo fa mi sono resa conto che non lo avrei mai finito. Come non ho mai finito chissà quanti articoli, e chissà quanti altri si sono fermati allo stadio di idee nella mia mente. Non parlo di articoli banali tipo “lo scrittore X ha pubblicato il libro Y”, ma di cose più impegnative. Il mio computer è pieno di scheletri nascosti nell’armadio. Uno l’ho tirato fuori parecchio tempo fa, parla dell’identità della mamma di Jon Snow e con mia grande sorpresa è diventato uno dei miei articoli più letti. Sono più letta in un frammento che in quasi tutti gli articoli completi, forse dovrei farmi qualche domanda. Ora tiro fuori un altro scheletro, senza nemmeno sistemarlo. Questo è quanto avevo scritto tempo fa, e quando si blocca… si blocca. Non c’è altro. Se vogliamo l’articolo ha un capo, un inizio, ma certo non ha una coda, una fine, e al momento non ho nessuna voglia di scriverla. Sono troppo occupata con altre cose.
Fra i motivi che tengono lettori e spettatori incollati alle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin ci sono i tanti misteri che attraversano la saga. Si comincia con la morte di Jon Arryn, che secondo la vedova è stato avvelenato, e si prosegue con una quantità di misteri che non fa che infittirsi. Eventi del passato, profezie, personaggi che nascondono la loro reale identità, e per ogni mistero che trova la soluzione gli appassionati si trovano di fronte interrogativi sempre nuovi.
Ci sono voluti quasi tre libri prima che Martin rivelasse come è morto l’ex Primo cavaliere, e nel frattempo il numero degli interrogativi proposti dalla storia è aumentato a dismisura. Visti i lunghissimi tempi di attesa per la pubblicazione di un nuovo romanzo a cui i lettori di Martin si sono forzatamente dovuti abituare, i lettori stessi hanno iniziato ad analizzare la saga proponendo varie teorie che potessero spiegare ciascuno dei misteri proposti dall’autore. Autore che ha dichiarato che in alcuni casi i fan hanno indovinato la soluzione giusta, senza però indicare quali teorie siano corrette.
Una, che riguardava un personaggio noto come Manifredde, è stata però recentemente smentita da un fan intraprendente e senza interpellare lo scrittore. Manifredde compare per la prima volta nei Fiumi della guerra (seconda parte di A Storm of Swords), quando salva Sam e Gilly da alcuni non-morti. Vestito di nero, con il volto celato da un cappuccio, l’uomo chiama Sam “confratello”. Sono i due fuggiaschi a dare all’uomo, le cui mani sono nere e gelide, il soprannome di Manifredde. L’uomo conosce il Portale delle Tenebre e il sistema per aprirlo, sistema accessibile solo a un confratello ordinato che abbia pronunciato il giuramento dei Guardiani della notte. Sam e Gilly passano grazie elle sue indicazioni, ed è Sam a consentire a Bran di passare in direzione inversa, perché Manifredde non può oltrepassare la barriera, che lo blocca con le sue potenti magie. Per undici anni queste sono state le uniche indicazioni in possesso dei lettori. Nei Guerrieri del ghiaccio (prima parte di A Dance with Dragons) però Martin ha detto chiaramente che Manifredde è morto, ucciso molto tempo prima, anche se parla e si muove come se fosse ancora in vita.
L’uomo è chiaramente un Guardano della notte, ma nel momento in cui è stato ucciso non è diventato uno di quei non-morti con gli occhi azzurri che hanno perduto gran parte della loro umanità e minacciano gli esseri umani. Anche se parla poco Manifredde interagisce con le persone che viaggiano con lui e si sobbarca un compito, proteggere da Estranei, non-morti e predatori vari, Sam prima e Bran poi, decisamente estraneo a quelle creature. Normale che gli interrogativi sulla sua reale identità e sul perché la morte abbia avuto su di lui un effetto molto diverso da quanto è capitato, per esempio, a Othor, che nel Grande Inverno (seconda parte di A Game of Thrones) ha provato a uccidere Jeor Mormont, siano molti.
Fra i Guardiani della notte scomparsi nel corso della saga uno ha sempre attirato molto interesse: Benjen Stark. Fratello minore di Eddard e Primo ranger, Benjen esce di pattuglia nel Trono di spade (prima parte di A Game of Thrones) per non fare più ritorno. Di lui non si hanno notizie certe, e visto il tempo trascorso dal momento della sua scomparsa è abbastanza probabile che sia morto. L’ipotesi che sia lui Manifredde potrebbe spiegare il fatto di aver subito una mutazione insolita al momento della morte perché Benjen, come tutti gli Stark, discende dai Primi Uomini. E questo spiegherebbe anche il suo interessamento a Bran, al di là di quanto gli può aver detto l’uomo che per tanto tempo Bran ha chiamato il corvo con tre occhi. Contrastano con quest’ipotesi le parole di Foglia, la Figlia della foresta, che ha affermato che Manifredde è stato “ucciso molto tempo fa” (1). Un’affermazione simile, fatta da una creatura che ha oltre duecento anni, fa pensare a un arco di tempo molto lungo, ma a questo punto della storia Benjen è scomparso da non più di due anni. Le cose non tornano, e l’ipotesi era solo un’ipotesi… fino a qualche giorno fa.
Un fan della saga che si firma honeybird si è recato in visita alla Cushing Library di College Station, nel Texas. Si tratta di una biblioteca universitaria enorme che si occupa anche di narrativa fantastica e che conserva nei propri depositi i manoscritti originari di numerose opere contemporanee. Honeybird si è recato sul posto con una macchina fotografica in modo da documentare il tutto e ha visionato il manoscritto originario di A Dance with Dragons. La sua speranza era poter leggere quei capitoli che Martin aveva scritto per A Dance with Dragons ma che poi ha preferito spostare in The Winds of Winter. Quei capitoli però non c’erano e a maggior parte delle cose che ha visto erano indicazioni tecniche o grammaticali da parte di Anne Groell, l’editor di Martin, con a volte la risposta dello scrittore. Cose come l’indicazione che, secondo la Groell, era stata ripetuta troppo spesso la frase “words are wind” che non alterano particolarmente il romanzo. Le indicazioni della Groell sono in verde, le risposte di Martin in rosso e, come aveva già rivelato in passato la Groell, nella maggior parte di questi casi Martin non ha voluto modificare il suo testo.
Più interessante è l’indicazione della necessità di un promemoria per i lettori. Fra A Storm of Swords e A Dance with Dragons sono trascorsi ben undici anni, un tempo lunghissimo per i lettori, ma inesistente nel romanzo. A Dance with Dragons, come già aveva fatto il precedente A Feast for Crows, inizia alla fine di A Storm of Swords. Per Jon e compagni trascorre pochissimo tempo. Jon è appena diventato il lord comandante dei Guardiani della notte, anche se i lettori potrebbero faticare a ricordarlo perché nelle loro teste è passato parecchio tempo. Ecco allora che la Groell ha chiesto allo scrittore un promemoria per il lettore, cosa che Martin ha fatto aggiungendo la frase “Col tempo, gli sarebbero serviti dei quartieri più vasti, ma per il momento, mentre si abituava al comando, quegli spazi bastavano” (2). La Groell ha richiesto un cambiamento simile, una maggiore contestualizzazione delle vicende, anche per il capitolo dedicato a Jaime, ma in questo caso non è possibile capire dalla foto quali siano stati i cambiamenti apportati da Martin.
In un caso però lo scambio di commenti fra editor e scrittore è arrivato a toccare una delle tante teorie create dai fan intorno alla saga. La foto mostra una pagina del primo capitolo di Bran in A Dance with Dragons, con una descrizione di Manifredde. Nel margine la Groell ha appuntato un suo interrogativo: “Is this Benjen? I think it’s Benjen… And does Bran never recognize him because he never sees his face fully?” La risposta di Martin non potrebbe essere più netta: “No”.
Una domanda, e una risposta, che smontano una teoria che circolava da parecchio tempo, anche se questo non fa che riproporre con più forza i vecchi interrogativi. Che fine ha fatto Benjen Stark? E chi è in realtà Manifredde?
Per una teoria che viene smontata, un’altra trova una possibile conferma. Si tratta dell’identità della mamma di Jon Snow.
All’inizio del Trono di spade Jon Snow ci viene presentato come il figlio illegittimo di Eddard Stark, ma nulla si sa della madre. Con la moglie Ned ha mantenuto il riserbo più totale arrivando anche a spaventarla, con il suo sovrano e amico Robert Baratheon non ha potuto fare altrettanto ma si è limitato a menzionare una certa Wylla. Robert non l’ha mai vista, altrimenti non potrebbe dire all’amico “Non mi hai mai detto che tipo era…” (3), ed è difficile immaginare l’inflessibile lord Stark perdere l’onore e disonorare la moglie per un’improvvisa passione nei confronti di una donna che doveva conoscere appena. Quanto a Wylla stessa, ha trascorso un cero periodo a Grande Inverno come balia del piccolo Jon (4), e se fosse stata l’amante del marito è difficile immaginare che Catelyn non se ne sarebbe accorta. Più probabile che Eddard abbia fatto il nome di una popolana per sviare l’attenzione del sovrano dalla vera mamma di Jon.
Un’altra candidata è Ashara Dayne, di cui Ned era innamorato. Sia Catelyn (5) che Cersei Lannister (6) pensano a lei, e sappiamo che Eddard ne era innamorato, ma anche se non ci sono prove che smentiscano quest’ipotesi viene da chiedersi perché Ned avrebbe dovuto mentire a Robert facendo il nome di Wylla invece che il suo.
Il mio testo finisce qui, se volete leggere quel che ho già scritto sulla mamma di Jon Snow potete andare qui: https://librolandia.wordpress.com/2012/10/23/sulla-mamma-di-jon-snow/ e qui: https://librolandia.wordpress.com/2013/05/10/il-trono-di-spade-e-la-mamma-di-jon-snow/.
Note
1) George R.R. Martin, A Dance with Dragons, 2011, trad.it. I guerrieri del ghiaccio, Mondadori, Milano, 2011, pag. 234.
2) George R.R. Martin, op.cit., pag. 75.
3) George R.R. Martin, A Game of Thrones, 1996, trad.it. Il trono di spade, Mondadori, Milano, 1999, pag. 126.
4) George R.R. Martin, A Storm of Swords, 2000, trad.it. I fiumi della guerra, Mondadori, Milano, 2002, pag. 238.
5) George R.R. Martin, Il trono di spade, op.cit., pag. 76
6) George R.R. Martin, A Game of Thrones, 1996, trad.it. Il Grande Inverno, Mondadori, Milano, 2000, pag. 110.