Da Artribune.
Dopo una prima conferenza stampa di presentazione assai avara d’informazioni, Sara Cosulich Canarutto – neodirettrice di Artissima – comincia a sbottonarsi sui progetti della prossima edizione, progetti che saranno definiti a fine giugno. Quel che ribadisce più volte è la “continuità” con le precedenti gestioni Bellini e Manacorda. Ad esempio nel comitato di selezione dei galleristi, che prevede una sola new entry, ovvero Peter Kilchmann di Zurigo. Ma il punto è ora la situazione economica internazionale: “Artissima deve reagire alla crisi”, dichiara la Canarutto, perciò “l’aspetto commerciale sarà sicuramente l’anima del progetto”. Il che significa coinvolgere maggiormente i collezionisti, “sia italiani che stranieri, con particolare attenzione alle nuove generazioni”, avvalendosi di una fitta rete di advisor. Discorso che naturalmente vale anche per le gallerie: “L’allargamento geografico è fondamentale per far fronte alla competizione”.
Quanto alla struttura interna della fiera, novità importanti per la sezione Back to the future, anch’essa sottoposta al mantra dell’“allargamento geografico e generazionale”: a selezionare i progetti, ma pure a proporli in prima persona ci saranno Jan Hoet, Vicente Todolí (fresco della nomina all’Hangar Bicocca), Joanna Mytkowska e Vasif Kortoun. Si amplia anche la squadra di Present Future: insieme a Luigi Fassi, la squadra di curatori arruolata dalla Canarutto è composta da un poker costituito da Erica Cooke, Fredi Fischli, Inti Guerrero, Sara Rifky.
Artissima non vive tuttavia soltanto di fiera. Parlando del progetto culturale, la neodirettrice racconta che il tema di quest’anno sarà “il ruolo dell’arte nel contemporaneo”. Nella sostanza, un progetto culturale unitario (titolo: It’s not the end of the world; taglio: “socio-politico”) che si articolerà in quattro progetti distribuiti fra Castello di Rivoi, GAM e Fondazione Sandretto, con il quarto in carico direttamente ad Artissima e pensato non necessariamente per gli spazi della fiera. Una maniera di riprendere il filo del discorso che aveva iniziato a imbastire la Triennale torinese, interrotta alla seconda edizione. “Una mostra”, dice senza mezzi termini la Canarutto, “funzionale alla fiera” e che potrebbe diventare un appuntamento ricorrente nei prossimi anni; “un gesto, una iniziativa che va nell’interesse della città, dei collezionisti e quindi di Artissima”.
Restando all’esterno dell’Oval (“Bisogna migliorarne l’accessibilità”, confessa), anche Artissima Lido riserverà – con il sostegno della Camera di Commercio – delle sorprese, grazie al coinvolgimento di 4-5 spazi indipendenti internazionali invitati a realizzare mostre nel Quadrilatero Romano. E quegli stessi spazi, come contropartita, dovranno impegnarsi a portare i giovani artisti italiani nelle loro sedi.
Altre novità, ma per ora tenute nel massimo riserbo, concernono i premi e la grafica. Ma resta una questione “delicata”, quella relativa agli altri eventi che si svolgono a Torino nei giorni di Artissima: Paratissima e The Others. Sollecitata in merito, Sara Cosulich Canarutto non si tira indietro. E sulle “fiere secondarie” dichiara che “la comprensione delle identità e delle gerarchie aiuta il pubblico a capire l’arte contemporanea”. Certo, non proprio un invito alla collaborazione, ma almeno abbiamo superato la fase in cui si faceva finta che non esistesse nulla all’infuori di Artissima.