Un libro che non si può dimenticare, questo creato dal finlandese Arto Paasilinna: un’avventura inconsueta contrapposta a una giusta dose di riflessione impegnata sui temi della diversità, dell’amore e della solitudine, della società, delle manie e della malattia mentale. Un’opera che mi ha coinvolta, sorpresa, amareggiata e che non mi ha ricordato lo stile di altri scrittori di cui ho letto finora; la storia è eccentrica e lo stile è molto diverso da quello che si trova in opere di autori italiani (come anche statunitensi o inglesi) e forse più simile a quello di scrittori sudamericani (a tratti mi ha ricordato qualcosa di letto in un’opera di Márquez).
I capitoli sono brevi, le metafore sono insolite e azzeccate, le frasi grondano sarcasmo, il ritmo è giostrato in modo saggio e porta il lettore a seguire i vari tratti della narrazione con curiosità: momenti più lenti quando vengono trattate tematiche di diversità in ambientazioni dall'aura amara, più deciso – mi viene in mente l’aggettivo “agile” – quando nel testo ci sono in gioco rabbia, sopravvivenza e intensità, per poi tornare alla tranquillità e ad attimi d’amore con di nuovo un ritmo più pacato.
Le descrizioni non fanno che aggiungere valore al tutto: i luoghi che viene voglia di visitare, le cose descritte con minuzia (forse certe volte anche troppo) e le azioni imprevedibili (in certe parti trattate con rudezza, vi avviso), le situazioni paradossali tenute in piedi dal protagonista, da tutti coloro che lo mettono in disparte e da coloro che invece riescono a comprenderlo.
Il protagonista è colui che, pur mantenendo una sua originalità, vi potrà ricordare alcuni tratti di altri personaggi già letti: l’amalgama degli spiriti di Christopher McCandless (Into the Wild) e di Thoreau, con pizzichi dell’impeto di vari personaggi di Jack London e Ken Kesey (Qualcuno volò sul nido del cuculo).
Deriso, allontanato per la sua atipicità, ostacolato da chi lo vorrebbe omologato e represso: vi sfido a non stare dalla sua parte.
Per quanto varia sia la loro presenza all'interno della narrazione, gli altri personaggi mettono in moto nella loro relazione col protagonista ciò che è la vera energia della storia: una critica efficace a una società composta da individui talmente chiusi mentalmente e conformati a certi inutili standard da poter sembrare quasi un’unica entità bigotta. L’ipocrisia e la stupidità della gente che vuole limare gli impeti (più o meno plateali) di chi esce dai soliti schemi sociali; la cattiveria di chi sfoga la sua insoddisfazione approfittando delle situazioni (in particolare della possibilità di evitare le proprie responsabilità e di guardare nello specchio la propria imperfezione); la tristezza di chi abbandona chi o cosa vuole perché si fa condizionare da altre persone e altri pensieri.
Il finale è breve, aperto, imprevedibile, surreale come molte parti della storia e comunque perfettamente giusto così com'è: frasi che sanno di ritorno alla natura, di vecchie fiabe, e che cadono a pennello con l’animo dell’uomo attorno a cui gira tutta la narrazione.
Sono tutte queste caratteristiche a rendere questo romanzo uno di quelli che voglio consigliarvi: la somma di tutto questo dona un’esperienza insolita, malinconica e decisamente godibile.
Gli do un 8-
Arto Paasilinna, Il mugnaio urlante
Titolo originale: Ulvova mylläri
280 pagine - 1997 - Iperborea, Narrativa - 14 €
ISBN: 978-8870910667
Traduzione di Ernesto Boella.
Copertina flessibile - Formato Kindle
Ancora qualcosa:
- La pagine di Wikipedia Italia dedicata ad Arto Paasilinna e a questo suo romanzo.
- La pagina dedicata al romanzo sul sito dell'editore, dove potrete scaricare un estratto in formato Pdf.
- Voi sapete perché Iperborea ha scelto questo formato per le sue pubblicazioni? Lo scoprite sul loro sito.