La mostra, allestita nelle tre sale, costituisce una vera e propria antologica e in ogni caso la prima, così completa, in uno spazio privato. Verranno infatti presentate circa 100 opere tra oli, rilievi, pavatex, minipitture e alcune sculture, tutti lavori che documentano il suo percorso a partire dal 1946, anno in cui si può collocare il suo definitivo passaggio all’astrattismo fino al 1978. A completamento della rassegna è indagato anche il periodo iniziale con alcune nature morte degli anni ’30-40, scelte per documentare come il percorso verso l’astrazione avesse origini ben precise.
Arturo Bonfanti 9. AC Murale 9 bis 1972 acrylic on pavatex cm 35x38
Significative per lo sviluppo del suo lavoro sono state le amicizie con Magnelli, Schneider, Charchoune e Arp a Parigi, Max Bill a Zurigo, con Baumeister e Fruhtrunk a Monaco e con Nicholson e Pasmore a Londra.
Bonfanti, che non aderì mai a nessuno dei movimenti che si costituirono negli anni del dopoguerra, trovò un proprio linguaggio individuale, definito in modo chiaro ed elegante da alcuni grandi critici che ne hanno seguito il percorso, solo per citarne alcuni: Willy Rotzler, che lo definisce un lavoratore silenzioso ed accurato che ha svolto il proprio compito con un senso di composta gioia nel sentirsi pittore, attento, preciso, diffidente verso ogni soluzione che si presentasse troppo facile…. Non tanto badando all’oggetto in sé, quanto all’immagine interna della cosa che sta facendo.
Luigi Lambertini, a cui dobbiamo il titolo della mostra, che in poche raffinate parole racchiude l’essere di Arturo Bonfanti …Tutto è come ripensato, sognato, filtrato attraverso una memoria che decanta lo spazio come possibilità di avvenimenti, di situazioni, coincide allora con il tempo e in questo silenzio di colori luminosi tutto trova il suo misterioso equilibrio, un suo modo di esistere e di apparire…Egli continua ad indagare un mistero in cui si identifica sia come uomo sia come pittore. Insomma abbiamo un colore che palpita nel silenzio dello spazio.
Arturo Bonfanti 1. natura morta, 1938, olio su cartone, cm 22x27
Marco Valsecchi, che così riassume il dialogo tra geometria e colore: … E allo stesso modo l’apparire del colore somiglia alla crescita di una risonanza verso il suo diapason più armonico…la geometria allora non è più soltanto assolutezza di ordini matematicamente costruiti: diventa l’immagine più spontanea di un ordine spirituale.
Klaus Wolbert, nel suo testo per la retrospettiva del 2001 all’Institut Mathildenhöle di Darmstadt, “felice sintesi tra una rappresentazione puristicamente precisionista dell’oggetto, nel senso della Nuova Oggettività, ed un linguaggio delle cose tra magico e surreale, nello spirito della Pittura Metafisica. Con queste sorprendenti prove della sua maestria Bonfanti ha gettato le basi del proprio successivo sviluppo, poiché i passi venuti dopo, che lo condurranno all’arte concreta, si ricollegano conseguentemente a questo suo primo periodo”.
Numerose sono state le esposizioni sia personali che collettive a cui ha partecipato in musei internazionali tra le quali segnaliamo le ultime: Kunsthaus Zurich, Peggy Guggenheim (2009), Moderna Museet Stockholm (2008), Palazzo Reale Milano (2007), Kunsthaus Zug, Institut Mathildenhöle Darmstadt, Kunstverein Ludwigshafen, Musée Jenish Vevey, Musée Municipal de Cholet.
Sue opere si trovano nei più importanti musei e collezioni.
Arturo Bonfanti 5. Accordo Grave, 1960, olio su tavola, cm 46x55
Arturo Bonfanti nasce a Bergamo nel 1905. Nel 1926 si trasferisce a Milano dove si dedica all’arte grafica e applicata. La sua prima personale si tiene a Bergamo nel 1927. Nel 1930 sposa Luisa Ferravilla, figlia del celebre attore, e due anni dopo nasce Adriana.
Il 1947 è l’anno in cui perviene all’astrazione geometrica. Nel 1952, interessandosi attivamente ad esperienze cinematografiche e realizzando cortometraggi che presenta all’ VIII Festival d’Amateurs di Cannes dove ottiene nel 1954 con “La chiave di Calandrino” il Prix du Film des Marionettes. È sua la scenografia della Panchina di Sergio Liberovici al Teatro Donizetti di Bergamo nel 1956.
Dal 1960 al 1975 allestisce mostre personali e collettive in varie città italiane, d’Europa e d’America; partecipa con sale personali alla IX Quadriennale di Roma (1965), alla XXXIV Biennale Internazionale di Venezia (1968) e alla X Biennale di San Paolo del Brasile (1969).
Ritrova e frequenta in Canton Ticino gli amici Arp e Nicholson e sempre in Ticino, presso l’Atelier Lafranca di Locarno, realizza buona parte della sua produzione grafica.
Nel 1975 si sottopone ad un grave intervento chirurgico che lo obbliga a ridurre notevolmente la sua attività creativa.
Muore a Bergamo nel 1978 per un improvviso malore.
In imminente uscita il Catalogo generale dell’opera di Arturo Bonfanti
curato da Luca Massimo Barbero (Ed. Electa).
Il catalogo verrà presentato alla stampa nel mese di dicembre.
INFORMAZIONI
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SCHEDA TECNICA MOSTRA
Titolo mostra Colore che palpita nel silenzio dello spazio
A cura di Matteo Lorenzelli
Milano, corso Buenos Aires, 2
Periodo dal I dicembre 2011 al 25 febbraio 2012
Inaugurazione giovedì 1 dicembre 2011, ore 18.30
Orari martedì – sabato, ore 10.00/13.00 – 15.00/19.00.
lunedì su appuntamento. Festivi chiuso
Ingresso libero
Catalogo Catalogo generale dell’opera di Arturo Bonfanti, a cura di Luca Massimo Barbero (ed. Electa)
Come raggiungerci Metropolitana 1 (rossa), fermata Porta Venezia, Tram: 9, 29, 30, fermata p.zza Oberdan, Passante ferroviario: Porta Venezia
Informazioni +39.02.201914
Judith van Vliet: judith@lorenzelliarte.com
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