La platea osserva ammirata Brachetti quando inizia a trasformare le note di celebri colonne sonore in una miriade di quadretti indimenticabili; sui rumori di uno sparo, di un remo che tocca l’acqua, di un’esplosione, piuttosto che di spade che si incrociano a duello, si materializzano sul palco scene di un’assoluta, ma elementare visività. Dopo aver reso, con una serie di incredibili e subitanee trasformazioni, un ammirato omaggio ad un suo illustre predecessore, Lon Chaney, uno dei più grandi attori degli anni ‘20, che aveva fatto della capacità di assumere, grazie ad un uso sapiente del trucco, le più svariate identità e delle interpretazioni di personaggi deformi il proprio cavallo di battaglia, Brachetti ci regala un momento di esilarante “terrore” ispirandosi ai film horror, tra vampiri, fantasmi, lupi mannari e serial killer, citando “Nosferatu” ed “Halloween”, ma soprattutto con l’originale e spassosa reinterpretazione de “L’esorcista”. Tra un ricordo e l’altro, arriva un momento di piacevole nostalgia, che ci riporta ai precursori di quel cinema delle origini inventato dai fratelli Lumière, con l’applauditissima serie di figure disegnate con mani e braccia sul muro in quel gioco di ombre cinesi che tutti ricordiamo averci attratto e conquistato da bambini. Il primo tempo dello show si chiude con una lunga e struggente cavalcata tra le visionarie opere di Federico Fellini (da “La strada” ad “Amarcord”, da “I clowns” a “La dolce vita”): Brachetti fa rivivere alcuni dei suoi personaggi più caratteristici, facendoci respirare la poetica inarrivabile del geniale regista riminese.
Il secondo tempo è invece un’escalation di travestimenti repentini ed improvvisi, originali e stupefacenti, volti stavolta ad omaggiare le grandi pellicole della produzione hollywoodiana (quasi per magia si passa da King Kong ad Harry Potter, da Gollum a Darth Vader, da Biancaneve a Jack Sparrow). Gli applausi finali, prolungati, scroscianti e calorosissimi, fotografano il successo ed il gradimento, presso un pubblico entusiasta, suscitati da questo incredibile “One Man Show”, che, senza tema d’essere smentiti, può essere definito il più grande e famoso trasformista esistente oggi al mondo. In conclusione, uno spettacolo davvero unico ed accattivante, nuovo, pur nel suo vantare origini antiche, in cui Brachetti non si risparmia regalando in un paio d’ore oltre 80 trasformazioni sorprendenti ed emozionanti che spaziano lungo l’intera storia della settima arte (a dire il vero, la vera protagonista della serata, grazie alle storie ed ai personaggi che ha saputo creare e rendere immortali, alimentando i sogni di intere generazioni) e che, in una serata di un improvvisamente freddo autunno, ha risvegliato piacevoli ricordi, riportando in superficie il fanciullo che è in tutti noi.
I tre scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna – Fotografie di Paolo Ranzani