Arturo Brachetti: l’Uomo dai Mille Volti

Creato il 28 ottobre 2011 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Ottobre è tempo di autunno, di foglie che cadono, di vendemmia e caldarroste, ma anche di “ouverture” delle stagioni teatrali. Non sfugge a questa tradizione neppure l’EuropAuditorium che offre in cartellone, reduce da oltre due mesi di successi al Teatro Folies Bergère di Parigi con 120 mila presenze e complessivamente una stagione da “tutto esaurito”, lo spettacolo di Arturo Brachetti, “Ciak si gira!”. Per le tre date previste, la location dell’evento è quella dell’ampio PalaDozza di Piazza Azzarita, un tempo vero tempio del basket italiano e della sua capitale, Bologna. Confesso che poco conoscevo Arturo Brachetti, se non per qualche video visto qua e là, quindi mi sono avvicinato allo show con molta curiosità ed interesse. Fin dalla sua prima apparizione, con la sua vezzosa cresta-ciuffo, si ha l’impressione di essere di fronte ad un vero “animale” da palcoscenico: minuto, tutto nervi, quasi snodato nelle sue movenze, riscalda subito l’ambiente con una serie di rapidissimi ed incredibili cambi di personaggio ed abito, da moschettiere a cow-boy, da Zorro a Mary Poppins, passando da un’incredibile Crudelia De Mon, in un tourbillon di mossette che conquistano ed accendono l’atmosfera. Diversi video fanno da “colonna sonora” ad un rapido excursus sull’infanzia dell’artista, che riesce a stupire tutti con quello che inventa con il cappello del nonno, una sorta di innocuo copricapo con un buco in mezzo: 25 tipi diversi si succedono in un amen, da moschettiere a pirata, da cowboy a prete, da cardinale a faraone, da Napoleone a torero, da Cleopatra a Nelson, passano davanti ai nostri occhi le credibili figure restituite ancor più accattivanti da movimenti e recitazione che strappano applausi a scena aperta.

La platea osserva ammirata Brachetti quando inizia a trasformare le note di celebri colonne sonore in una miriade di quadretti indimenticabili; sui rumori di uno sparo, di un remo che tocca l’acqua, di un’esplosione, piuttosto che di spade che si incrociano a duello, si materializzano sul palco scene di un’assoluta, ma elementare visività. Dopo aver reso, con una serie di incredibili e subitanee trasformazioni, un ammirato omaggio ad un suo illustre predecessore, Lon Chaney, uno dei più grandi attori degli anni ‘20, che aveva fatto della capacità di assumere, grazie ad un uso sapiente del trucco, le più svariate identità e delle interpretazioni di personaggi deformi il proprio cavallo di battaglia, Brachetti ci regala un momento di esilarante “terrore” ispirandosi ai film horror, tra vampiri, fantasmi, lupi mannari e serial killer, citando “Nosferatu” ed “Halloween”, ma soprattutto con l’originale e spassosa reinterpretazione de “L’esorcista”. Tra un ricordo e l’altro, arriva un momento di piacevole nostalgia, che ci riporta ai precursori di quel cinema delle origini inventato dai fratelli Lumière, con l’applauditissima serie di figure disegnate con mani e braccia sul muro in quel gioco di ombre cinesi che tutti ricordiamo averci attratto e conquistato da bambini. Il primo tempo dello show si chiude con una lunga e struggente cavalcata tra le visionarie opere di Federico Fellini (da “La strada” ad “Amarcord”, da “I clowns” a “La dolce vita”): Brachetti fa rivivere alcuni dei suoi personaggi più caratteristici, facendoci respirare la poetica inarrivabile del geniale regista riminese.

Il secondo tempo è invece un’escalation di travestimenti repentini ed improvvisi, originali e stupefacenti, volti stavolta ad omaggiare le grandi pellicole della produzione hollywoodiana (quasi per magia si passa da King Kong ad Harry Potter, da Gollum a Darth Vader, da Biancaneve a Jack Sparrow). Gli applausi finali, prolungati, scroscianti e calorosissimi, fotografano il successo ed il gradimento, presso un pubblico entusiasta, suscitati da questo incredibile “One Man Show”, che, senza tema d’essere smentiti, può essere definito il più grande e famoso trasformista esistente oggi al mondo. In conclusione, uno spettacolo davvero unico ed accattivante, nuovo, pur nel suo vantare origini antiche, in cui Brachetti non si risparmia regalando in un paio d’ore oltre 80 trasformazioni sorprendenti ed emozionanti che spaziano lungo l’intera storia della settima arte (a dire il vero, la vera protagonista della serata, grazie alle storie ed ai personaggi che ha saputo creare e rendere immortali, alimentando i sogni di intere generazioni) e che, in una serata di un improvvisamente freddo autunno, ha risvegliato piacevoli ricordi, riportando in superficie il fanciullo che è in tutti noi.

I tre scatti inseriti nell’articolo sono stati gentilmente concessi dal Teatro EuropAuditorium di Bologna – Fotografie di Paolo Ranzani


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