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Arvedi: sindacato corporativo e dalle vedute anguste, animi esagitati, interesse generale non tutelato. Comune assente, schierato con Arvedi: domina il caos

Creato il 21 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Quando il sindacato non fa altro che difendere una categoria o un gruppo di lavoratori, perdendo di vista l’interesse generale, va definito corporativo. La corporazione è un’organizzazione di tipo medievale, tesa a difendere esclusivamente i propri privilegi. La provincia di Cremona è attraversata da una crisi economica, sociale e politica e sindacati, uno dei soggetti sociali più importanti e rappresentativi se non il maggiore, non sanno guardare oltre la conservazione del posto di lavoro? Quando poi lo stesso Arvedi deve fronteggiare mercati internazionali per niente assopiti, con la Cina che aumenta enormemente l’esportazione di acciaio?

Questa, disgraziatamente, in un contesto politico che vede il Comune di Cremona assente, che non pensa nemmeno di accogliere una delegazione di cittadini di Cavatigozzi e Spinadesco, questa è la situazione di degrado in cui vengono a trovarsi i sindacati metalmeccanici che rappresentano i dipendenti del gruppo Arvedi. Si può comprendere lo stato emotivo, la paura di perdere il loro dopo la minaccia dell’industriale di chiudere l’attività: disastro che nessuno vuole. Un sindacato dovrebbe guardare all’interesse generale, difendere i lavoratori dentro la fabbrica ma anche come persone, che hanno diritto a un ambiente il più possibile vivibile, e a un contesto sociale possibilmente non stravolto da contrasti agitati dal giornale di proprietà dell’industriale stesso. L’interesse generale, per la verità, dovrebbe essere l’obiettivo ogni soggetto sociale, economico o politico: ed è proprio quell’obiettivo di cui si sente l’assenza. In una città devono convivere gruppi sociali, economici, culturali diversi, attività di vario genere, in un intreccio di interessi che non possono distruggersi a vicenda. Non è possibile che la vicissitudine dell’Arvedi di Cavatigozzi e Spinadesco si chiuda con un colpevole o più di uno: sarebbe una sconfitta insopportabile per Cremona che non riesce più a far convivere interessi diversi.

L’Arpa ha dimostrato che il rumore imputabile all’azienda supera i decibel per sette-otto notti al mese e che l’emissione di diossina è entro i limiti di legge, ma l’azienda ha avuto un’Autorizzazione ambientale integrata in deroga per altre sostanze che non sono la diossina, mentre per quel che riguarda la diossina ne emette secondo i limiti di legge. L’azienda sarà tenuta ad adeguarsi quando il limite massimo di diossina calerà a 0,10: ora è 0,16 nanogrammi per metro cubo. Adeguatasi l’azienda, o comunque una volta che l’industriale ascolterà i suoi vicini di casa, o lo faranno i rispettivi Comuni, l’annosa controversia potrà essere superata.

p.z.

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