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Arvedi: voglia di investire per la tv Cremona 1

Creato il 12 marzo 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Si parla di due milioni di euro di investimenti per la tv dell’industriale dell’acciaio, Cremona 1. Un’indiscrezione da prendere con beneficio d’inventario; non ci sono ovviamente prove, ma solo sussurri, bisbigli e boati. La tv è considerata il mezzo di comunicazione in grado di condizionare maggiormente l’opinione pubblica. L’uso che ne ha fatto il delinquente pregiudicato B. è un orribile esempio negativo. Dovrebbe infatti avere il primato l’informazione, oltre a forme d’intrattenimento almeno non subdole e tendenziose politicamente. Non siamo abituati così dalle reti nazionali. Se tali obbrobriosi modelli valessero anche sul territorio toccherà munirsi di mazzi di carte e scacchiere, giochi di società, campi di bocce eccetera e riallacciare vecchie amicizie per uno svago non nocivo per il fegato.

Giovanni Arvedi, come qui ribadito e ben noto ai cittadini ispirati da desiderio di libertà e d’informazione critica, tende al monopolio. Si può dire che un’industria come un’acciaieria senta il bisogno di essere sostenuta da un’informazione di vario genere: giornale quotidiano, settimanale, tivù, attività di tipo filantropico (da parte della Fondazione omonima) e culturale (museo del violino). Rientra nella vocazione dell’industriale vecchio stile, detto in senso buono. Ci sono controindicazioni pesanti. Un quasi monopolio locale è un problema. Se la tv Cremona si rafforza e se – dico se – intende schierarsi in modo pesante ed esplicito, anche l’acciaieria rischia di essere confusa con un’opera di beneficenza, quando al contrario si tratta di un’industria insalubre di prima classe e anche ad alto rischio d’incidente rilevante. E questo neanche l’arguto Simone Bacchetta lo vuole ammettere.

Da un momento all’altro non può cambiare l’organizzazione economica ma nemmeno la si può beatificare da parte degli organi d’informazione, che invece di tenere ben sveglie le coscienze sui diritti umani e la compatibilità ambientale, il diritto allo studio e alla salute, non trattano nemmeno questi problemi.


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