1 novembre 2012 Lascia un commento
Per capire l’arte di Part serve prima capire Part ed e’ quanto volevo ottenere da questa raccolta di saggi, molte facce ma un solo riflesso, il compositore e la sua musica.
"Il molto e il molteplice mi disturbano molto, devo cercare l’uno".
Cio’ che si manifesta come una dichiarazione programmatica, cela in realta’ l’essenza del suo lavoro, la solida ricerca prima filosofica poi musicale di un legame tra tecnica e spiritualita’ , caratterizzando la sua musica con forti accenti religiosi che si rivolgono a Dio come una sola voce che e’ preghiera e nel contempo definizione della Sua opera.
Restagno spiega che in "Modus" una della innumerevoli composizioni di Part, "l’orizzonte temporale e’ dilatatissimo. sprofondato in un silenzio che non pare neppure umano ma non immobile.", definizione che ben si adatta a gran parte della sua produzione, caratterizzata com’e’ da un respiro imponente carico della gloria infinita di Dio e che Dio solo poteva ispirare.
Libro corale del quale Restagno e’ curatore e stratega, responsabile della lunga intervista nella prima parte, scrittore e redattore nei successivi capitoli che vedono oltre il suo intervento, interviste, articoli e analisi di altri autori tra i quali Helga de la Motte-Haber, Leopold Brauneiss e Paul Hillier..
Si inizia facendo la conoscenza della storia del grande compositore estone, della sua famiglia e del suo passato, gli anni difficili sotto la ferocia del regime comunista, sino all’esilio forzato perche’ la sua musica non era gradita al partito. Prima la dodecafonia poi il ripensamento, la ricostruzione di tecnica, orecchio e stato mentale, lunghi anni senza lavoro, brancolando nel buio di una strada ancora da trovare poi l’intuizione, l’evoluzione dei canti gregoriani chi Part chiamera’ tintinnabuli dove nulla si crea ma tutto si trasforma nella triade armonica classica affiancata da una seconda linea melodica che ruota attorno alla prima, pura algebra trasformata in musica.
Il libro e’ completo e complesso nei capitoli d’analisi musicale assolutamente off limits per i non addetti ai lavori e certo non e’ un difetto, semmai se proprio devo fare un appunto, trovo che Restagno sia bravo e preparato, sin troppo laddove nell’intervista tende ad allargarsi troppo e a rubare la scena a Part e per quanto sia certo delle sue migliori intenzioni, le domande appaiono come affermazioni, talvolta piccoli trattati, interessanti per carita’ ma il protagonista non deve essere l’intervistatore ma l’intervistato.
Tolto questo, il testo e’ importante per meglio comprendere un grande musicista e la sua arte, la sua fede, l’ambita ricerca dell’Uno che diviene il Tutto.