“Ascolta la luna” di Michael Morpurgo, Rizzoli

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Michael Morpurgo è un prolifico autore inglese che ha dedicato tante pagine a racconti ambientati in tempi di guerra, non trascurando nei suoi scritti nemmeno i capitoli di storia relativi al primo conflitto mondiale, solitamente meno trattato, nella fiction in generale, rispetto al secondo.

L’ultimo suo lavoro pubblicato in Italia da Rizzoli – “Ascolta la luna” – prende le mosse proprio da uno degli eventi che più sconvolsero l’opinione pubblica mondiale negli anni della Grande Guerra: l’affondamento da parte di un sottomarino tedesco, nel Maggio del 2015, del transatlantico Lusitania, allora la nave più grande e lussuosa del mondo, colpita dai siluri durante un trasporto civile e non militare.
Morirono oltre mille persone, tra cui molti bambini, e per i tempi fu sconvolgente la perdita simultanea di tante vite umane, quando ancora le guerre si combattevano per lo più al fronte.

Morpurgo introduce il suo romanzo come fosse la ricostruzione della mirabolante vita della nonna defunta dello scrittore del libro. Lo porta poi avanti alternando pagine in terza persona con altre in prima e perfino inserendo stralci di diari di alcuni personaggi.
Sembra quindi il documento di un fatto realmente accaduto quello che parte, con tanto di date e località all’inizio dei capitoli, dal misterioso ritrovamento di una bambina da parte di una coppia di pescatori, padre e figlio, su un’isola disabitata dell’arcipelago delle Scilly.

Jim e Alfie, quest’ultimo appena ragazzino, durante una battuta di pesca, guidati da uno strano lamento, trovano, su un piccolo isolotto che un tempo ospitava un lazzaretto, la giovanissima Lucy, che versa in pessime condizioni fisiche e psicologiche e soprattutto non è in grado di pronunciare parola.
I due la portano prontamente in salvo presso la loro fattoria su un’isola vicina e, insieme alla donna di casa, Mary, moglie e madre di buon cuore e grande spirito, la accolgono come figlia e sorella, prendendosene cura amorevolmente. La bambina non ricorda nulla e si desta dall’apatia dalla mestizia solo grazie alla musica del grammofono e al rapporto di sintonia e complicità che, sotto lo stupore di tutti, instaura con Peg, una cavalla dal carattere selvaggio e ribelle.

Lucy, grazie alle attenzioni della famiglia, all’amicizia profonda con Alfie, alle cure mediche del dottore della comunità, compie piano piano lenti miglioramenti, comincia ad affrontare la quotidianità, nonostante i pregiudizi di molti isolani, le avversità della vita scolastica e l’incapacità, che permane, di parlare e di ricordare.

Alle pagine che raccontano la vita e i progressi di Lucy, i suoi rapporti con i nuovi amici, le criticità del suo inserimento nella comunità – non ultima la diffidenza che essa nutre per lei, prima perché considerata matta o svitata poi perché, a causa di una scritta in tedesco sulla coperta che stringeva al momento del suo ritrovamento, ritenuta di probabile nazionalità nemica – si intervallano altre pagine, scritte in prima persona, dove un’altra ragazzina, Merry di New York, narra della sua partenza alla volta dell’Inghilterra insieme alla mamma, per ricongiungersi con il padre arruolato in guerra e ricoverato in un ospedale militare. Merry, dovutasi separare da tutti i suo cari, è pronta per imbarcarsi su una grande nave per effettuare la lunga traversata nonostante inquietanti voci sulla sicurezza dell’oceano comincino a circolare.

Chi sono Lucy e Merry e qual è la relazione tra le due? Il lettore segue accorato il filo di due storie che inizialmente paiono slegate: da un lato una bambina muta e senza storia, ammantata da un velo di magia, impegnata a ricostruire un quotidiano e dei legami in una minuscola porzione di mondo, dall’altro un racconto di viaggio, di abbandono del presente noto per andare incontro ad un futuro sconosciuto. Sempre con il conflitto in sottofondo a scombussolare vite e a tracciare il destino.

Morpurgo usa una scrittura pacata e lieve, disegna quasi amorevolmente i profili dei suoi personaggi, che risultano davvero vivi e autentici. A loro, e alle vicende, è affidata la voce dell’autore, che è fortemente pacifista, impegnata a mettere in luce crudeltà e assurdità della guerra, a dimostrare quanto il concetto di nemico sia non solo dannoso ma anche ingannevole, perché nei conflitti sono tutti vittime, da una parte e dall’altra e da ciascun lato della barricata posso giungere azioni generose e umane (come viceversa quelle abiette).

E’ una storia toccante quella che tesse, ricca di relazioni, di incontri, di gesti d’amore e amicizia importanti e salvifici, colma di umanità. Un racconto che, come l’autore sa ben fare con sensibilità, entra nella Storia con lo sguardo delle persone semplici che l’hanno vissuta, con i loro eroismi quotidiani, magari insignificanti per i libri ma fondamentali per la costruzione dei tanti singoli destini che, con il susseguirsi delle generazioni, mandano avanti il mondo.
“Quel che dai, lo ricevi” potrebbe essere, declinato al bene, il motto scelto a simboleggiare il romanzo, perché rappresenta un credo luminoso e foriero di speranza lasciando immaginare una catena di buoni gesti e belle opere che può sostenere l’umanità anche – forse soprattutto – quando le guerre acciecano e rendono insicuro il futuro.

Una lettura inoltre coinvolgente, condita da mistero e punte di pathos, durante la quale ci si affeziona con spontaneità ai personaggi: al bel ritratto della bambina protagonista, al caro e premuroso Alfie , all’eccentrico zio Billy, al buon dottor Crow, alla forte Mary e al pacifico Jim, e a tutte le altre figure di uomini, donne e animali che danno colore e carattere ad un racconto intenso e di spessore.

(età consigliata: dai 12 anni)