Secondo Giorgio Marchese l’attacco di panico (e di ansia) non può in nessuno modo essere contrastato, ma può sicuramente essere scaricato. A mio personale avviso non solo può essere scaricato ma anche trasformato.
Non l’attacco di panico di per sé, dire che esso può essere trasformato è una balla che consta di una cecità alla radice, ossia devo semplicemente occuparmi di trasformare la mia reazione ad un semplice stimolo: la gente, andare in ufficio, prendere l’aereo, stare solo … questi ed altri stimoli sono di per sé neutrali ma il terreno che trovano nel mio essere, quello può appunto essere ben lungi dalla neutralità.
Questa è la chiave, andare ad agire sul mio terreno interiore, la mia persona, il mio ordine o disordine interno per trasformare uno stimolo potenzialmente ansioso, in una energia serena (o più serena) fiduciosa. Non è troppo importante quello che succede ma il come io sono preparato a rispondere a ciò che accade.
Giorgio Marchese prosegue dicendo che l’ansia (e il panico) li puoi solo scaricare, come una mandria di cavalli che corre libera nella radura. Il pericolo di tale affermazione è che mi fornisce la giustificazione al fare qualsiasi cosa durante gli attacchi di panico, e questo come sai è da evitare in un certo senso perché potrei fare cose di cui pentirmi amaramente.
Ripeto, non posso ambire a trasformare l’ansia, posso ambire a trasformare la maniera in cui reagisco ad un semplice stimolo, attraverso cui io creo ansia. La chiave è tutta lì.
E’ questo semplice piccolo problema a rappresentare la chiave d’accesso per grandi febbri di panico e tormenti di ansia, tutta l’ossessione per la quale mi ritrovo a non conservare più speranza poggia su questo problema.
Come cambiare la propria risposta quindi? Cambiare questa risposta agli stimoli significa iniziare ad indagare su che tipo di persona io sono. Ecco perché dei seri e sani percorsi di psicoterapia, counseling, meditazione con professionisti ed insegnanti veramente competenti, a volte possono rappresentare la chiave, e la svolta.
Il panico è semplicemente una modalità di reazione a qualcosa, è paradossalmente un mezzo comunicativo che il mio animo, il mio io ed il mio corpo mi stanno fornendo perché, in un certo qual modo, non ho voluto capire prima con le buone.
L’unica soluzione concreta e tangibile nel tempo, almeno secondo la mia esperienza, è mettersi, da ora in poi, in cammino su di un percorso che mi porti a contemplare e comprendere determinate aree della mia persona, determinati ambiti, modi di fare e stati d’essere per vedere dove effettivamente devo apportare una miglioria, un cambiamento o una vera e propria sostituzione.
Ci sono ovviamente delle tecniche e delle risorse ma sono tutte connesse alla misura in cui decido di agire sul problema alla radice, e la radice è quella che ti illustravo prima: la maniera per cui reagisco a determinati di stimoli (che da maniera ansiosa va tramutata in consapevolezza, in lucidità se vuoi).
Non credo ci sia niente, in questo ambito, più necessario della capacità di ascoltare: in una relazione, in una equipe, in momenti difficili sicuramente: da una parte ascolto, o mi ascolto, e dall’altra cosa faccio? Individuo ciò che mi serve, ciò di cui ho bisogno perché questo è veramente la chiave per procedere verso l’altra sponda con la barca ancora sana. Sapere quello che mi serve.
E, una volta che capisco questo non c’è altrettanto niente di più importante come entrare in azione. Perché nell’azione c’è volontà, in misura più o meno larga ma comunque sia mi sto piano piano regalando una possibilità, e questa possibilità mi aiuta a realizzare ciò che desidero.
Di conseguenza ascolta di più te stesso, o se non ti senti sicuro rivolgiti a professionisti veramente competenti che possono aiutarti ad individuare una tua necessità, e, da lì in avanti, battiti per metterla in pratica!
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Marco de Biagi Aiutodalcuore.com