Ascolti mai piangere un cormorano?

Da Lielarousse

Ascolti mai piangere un cormorano?
Lui stesso non lo sa
il suono di ali spiegate
lingua gettata fuori dal becco
contro il cielo in un urlo
non sa di piangere in quel momento
crede solo di planare ad est
seguendo il comando disgraziato di un vento che gli getta addosso la sua aria da ovest.
Tuttavia.
Lasciamo masticarci gli animi
tanto non ci avranno
perché in un modo o nell’altro
il tiepido candore della lotta
smuove la nostra insana mente.
E ridiamo? Vero? Tu che sei guerriero poeta ridi con me. Ridiamogli forte in faccia! Ahahahahaha.
Ma la tortura che soffoca  d’apnea, lo strazio che m’obbliga a difenderli tutti è il sapere che neanche loro sapevano perché. E il dottore ( e pensare desideravo così tanto mi curasse) dice – allora scrivimi una storiella delle tue, magari riuscirò a capire, oppure, come ormai ti ripeto da tempo immemore, impara a parlare!Dai! Vogliamo provare?- .
- Certo – rispondo sorridendo mentre penso alla parola vogliamo.

SILENZIO !

- Vedrai la prossima volta riuscirai a parlare-.
- Certo- rispondo sorridendo mentre penso alle parole la prossima volta riuscirai a parlare.
Questa mattina ho cercato e trovato un altro dottore. Comunque l’ho scritta la storiella – Certo- ma non sorrido né gliela farò mai leggere.
Ma questo non è il problema, questa è stata cosa comandata e fatta, sono loro che non riesco a cambiare, sono loro che non se ne vogliono andare, da me, dalle mie parole scritte. E allora li osservi sotto il sorriso beffardo, li osservi ancora più a fondo, sotto i primi strati di pelle marcia, ancora più in fondo, sotto raccordi di vene trafficate da sangue che impazza come macchine in corsa flesciate dagli autovelox. Click. Flash. Click. Flash. Quel maledetto cappottino che appare nelle foto. Odio le fotografie perché parlano. La gente le guarda e ci si vede riflessa. Io le sento parlare. Le gonnelline di velluto s’arrabbiano perché toccandole si cambia il verso della stoffa- Non mi toccare!- , le scarpette lucide non vogliono che cammini implorando – Ferma dove vai?-, e i capelli sottili, maledettamente sottili che si spezzavano ad ogni strattonata, urlano – Tagliami tagliami!-. E maledetti voi e maledetta io.
E tu? Chissà cosa pensi mentre io come posso farti questo? Farti leggere tutto questo mio terrore.
E intanto osservi, ancora più in fondo, come tutto quel sangue corre precipitandosi gettandosi con un colpo contro pareti di carne viva prima che la valvola si chiuda per quell’attimo in cui il cuore resta senza di lui. Senza fiato. Avverti l’afasia della mia morte giusto in quell’attimo. Un colpo. Maledetto pure lui, basterebbe, o meglio, sarebbe bastato solo un bel colpo misurato con la giusta forza e non ci sarebbero state altre fotografie. Niente cappottino gonnelline scarpette capelli quarta elementare cancellini lavagne sussidiario grembiulini rosa a quadretti educazione ingegno mattonelle pesciolini giostre acqua libri libri libri, e la mente che cresce imboccando una strada diversa dalle mie gambe, anche loro crescono, le gambe, ma è la mente, quella è un disastro. La mente ha preso il comando sulle gambe ti rendi conto? Questo è pericoloso lo sai? Sai che chiunque dovrebbe starmi lontano fuggire da me perché io sono un’infezione cerebrale. Ed io ce l’ho messa tutta per non fare del male alle persone. Sempre un passo in dietro. In classe in prima fila mentre tutti gli altri bambini si sedevano agli ultimi banchi a fare comunella perché pensavo – e se poi loro guardandomi mi vedono?- io cosa avrei dovuto dire? Per carità. Vergogna. Silenzio. Sì sì, meglio il silenzio quello muto seduta sulle scalette di palazzi dalle forme architettoniche attempate straordinariamente belli, nei vicoletti di una città morta assieme a me col diario da bruciare tra le mani donandomi l’assurdità di sentirmi dalla forma architettonica astratta quasi bella anch’io.
E poi. Poeta guerriero averti trovato complice nella mia confusione da renderla chiara mentre ti ascolto piangere cormorano tienimi il tempo di un sospiro tra le tue braccia piumate ed io sarò dal tuo antidoto guarita. E poi basta.
Ridiamogli forte in faccia!
AHAHAHAHAHA

L.L.