Vianello ha mollato il pompatissimo progetto - la pubblicità citava l'entusiasmo di mezza stampa mondiale - perché l'andatura di Rai 3 somiglia a uno zoppo di gamba sinistra con la gamba destra claudicante. Un paragone. Anno 2011, gennaio mese interessante, fascia serale: il pubblico sfiorava i 2,7 milioni e lo share sfondava il 10 per cento. Anno 2014, identico periodo, identico orario: scomparsi 700.000 italiani e smarriti 2,7 punti. Per non sbagliare, siccome la discesa è inarrestabile, adesso il punto di caduta di Rai 3 è registrato al 7 per cento. Vuol dire che, in tre anni, la terza rete ha disperso il 28 per cento. E durante l'intera giornata siamo a -1,7 su gennaio 2011 e, per ravvicinare le date, -0,5 rispetto al 2013. Questo spiegano le imparziali elaborazioni Auditel. E gennaio non c'entra nulla con la sfortuna, perché dicembre, novembre e ottobre - e via a ritroso - sono un disastro. Va precisato che la prima serata è una condanna per le televisioni generaliste: esclusa l'abbandonata Rete 4, nessuno avverte la crisi come Rai 3.
In viale Mazzini fanno notare che il canale sopravvive aggrappato ai programmi del passato: se non fosse per i classici Che tempo che fa, Chi l'ha visto e Ballarò, la pagella Auditel sarebbe ancora più tremenda. E il trasloco da domenica in coda a Fabio Fazio a lunedì sera in anticipo contro l'agguerrita concorrenza non ha agevolato Report di Milena Gabanelli e Presa Diretta di Riccardo Iacona.
Le continue invenzioni di Vianello non evitano a Rai 3 di procedere col passo più lento di viale Mazzini. Rai 1 cresce addirittura; Rai 2 contiene i danni, impoverita di stagione in stagione. Il direttore, ex conduttore di Mi manda Rai 3 e fondatore di Agorà, ha scommesso tantissimo su Masterpiece, altrimenti non ha ragione di esistere un accordo per dodici serate da oltre 3 milioni di euro (perché i 200.000 a tarda ora dovevano quasi raddoppiare in prima serata).
Il direttore Luigi Gubitosi ha sostenuto l'impresa, e non soltanto economicamente, l'ha persino elogiata nella tradizionale lettera natalizia ai dipendenti. La depressione di ascolti non è un feticcio: è il parametro che condiziona la pubblicità. E pensare che l'azienda "vendeva" Masterpiece al 6 per cento. Ha chiuso la parte iniziale a 3,6. E febbraio fa paura: perché Rai 1 ha il Festival di Sanremo e Sky ha le Olimpiadi. Nei prossimi giorni a viale Mazzini ci sarà un po' di tensione per le nomine. Le indiscrezioni coinvolgono manciate di nomi, però l'unico che dovrà lasciare l'incarico - se viale Mazzini trova la quadratura politica - è Antonio Preziosi di Radio Rai.
Carlo Tecceper "Il Fatto Quotidiano"