Si tratta di uno studio legato a come muovere i piedi e le gambe per sfruttare al meglio la stabilità e la sensibilità in un kata, un kumidachi o un kihon. In genere non si dovrebbe mai perdere il contatto con il terreno, se non per qualche tecnica acrobatica, giacché dall’energia della terra si può trarre la forza da applicare in qualsiasi tecnica eseguita con le mani o con i piedi stessi.
Ogni spostamento dovrebbe essere fatto in modo preciso e gentile ma fermo, con i piedi che lavorano attivamente per dare sostegno al corpo e non viceversa. Tutto il corpo si muove, grazie ai piedi.
Tipologie di Ashi-sabaki
Gli spostamenti dei piedi grazie ai quali otteniamo libertà di movimento, equilibrio e stabilità possono essere eseguiti partendo da qualsiasi posizione di guardia, e si distinguono principalmente in queste tre tipologie:
- OKURI ASHI, slittamento (un piede insegue l’altro piede)
- AYUMI ASHI, si fa un passo avanti mantenendo l’anca anteriore fissa
- TSUGI ASHI, un piede scaccia l’altro piede
Queste tre tipologie di ashi-sabaki si utilizzano molto nel Karate-do, nel Kendo mentre l’ayumi-ashi è un caratteristico spostamento dell’arte della spada (Iaido e Ken-Jutsu) che ha dato origine a certi movimenti adattati da O’Sensei Ueshiba per la definizione di alcune tecniche in Aikido.
In questa nobile arte marziale giapponese, colui che si difende (tori) impiega “ayumi-ashi” in una delle tecniche che preferisco – tale “sokumen irimi-nage”, poiché tori ha la possibilità di entrare direttamente (“irimi”) nella guardia di chi attacca (uke). Può riuscirci evitando di esporre l’asse centrale del corpo e poter così, coraggiosamente ma senza avventatezza, sentire il corpo di uke, assorbirlo e ri-direzionarlo a suo piacimento.
Scelta della distanza e del giusto tempismo (ma-ai) sono fondamentali, certo, ma senza un coordinamento naturale dei piedi che si muovono a ritmo del proprio respiro, la tecnica risulterà assai difficile e inefficace.
Adoro “sokumen”, perché unisce il circolare movimento delle braccia verso l’alto (verso il cielo), con il movimento lineare dei piedi in basso (a contatto con la terra), mentre il corpo è perfettamente centrato e focalizzato sul centro del compagno che sta attaccando.
Siamo così poco abituati al contatto con la terra, abbiamo in parte perso la capacità di percepire con le piante dei piedi. In passato si camminava quasi sempre scalzi e, fattore non meno importante, si camminava sulla TERRA e non sul cemento o l’asfalto… Camminare sul tatami con naturalezza, SENTENDO LA TERRA mentre ci muoviamo verso un obiettivo, è una splendida meditazione, per migliorare la consapevolezza che ogni nostro movimento deve tornare semplice, come respirare…
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