Asimmetria/simmetria della relazione

Da Bruno Corino @CorinoBruno


Ne’ I domini della relazione, abbiamo detto che una relazione può essere identificata con un insieme di coppie ordinate, tale che se xRy, allora tra x e y sussiste la relazione R. Se prendiamo due oggetti qualsiasi della vita reale, per affermare che tra essi sussista una Relazione qualsiasi, occorre che essi siano ordinati secondo un determinato “criterio”. Se, per esempio, affermo che tra l’1 e il 2 o tra lo 3 e l’1 sussista una relazione, allora è necessario disporre di un “criterio” capace di porre un ordine tra i due numeri: se dico che il 2 o il 3 è maggiore di 1 allora, nell’ordine, il 2 o il 3 si dispone dopo l’1. L’essere maggiore/minore è il criterio in base al quale dispongo l’ordine dei numeri in una determinata Relazione. Allo stesso modo se dico che l’evento X è effetto dell’evento Y, il criterio causa/effetto è ciò che mi dà la possibilità di trovare una relazione tra i due eventi disponendoli in un determinato ordine temporale. Così se dico che Caio ha reagito alla minaccia di Tizio, il criterio minaccia/ricatto è il criterio in base al quale posso trovare una relazione tra il comportamento di Caio e quello di Tizio.
In una relazione, ogni criterio scelto è costituito da una coppia di termini complementari. Definiamo tale coppia di termini complementari come “valori” della relazione. Dal momento che abbiamo due tipi di relazione (simmetrica e asimmetrica), allora si ha che nella relazione asimmetrica se si assegna uno dei valori complementari a un oggetto della relazione, di conseguenza si esclude che si possa assegnare all’altro oggetto della relazione lo stesso valore. In altri termini, in una relazione asimmetrica non possiamo assegnare lo stesso valore ad entrambi gli oggetti. Così se si assegna il valore «minore» all’1, di conseguenza si assegna il valore «maggiore» al 2. Se si assegna il valore temporale «prima» all’evento A, si assegna il valore «dopo» all’evento B. Soltanto in una relazione simmetrica l’ordine dei valori si annulla. Infatti, se si afferma che A = B, allora B = A; così se (1 + 2) = 3, allora 3 = (1 + 2). La relazione simmetrica è “governata” dal principio di reciprocità. In base a questo principio si può stabilire che A è tanto effetto che causa di B, allo stesso modo in cui lo è B. Nel momento in cui viene meno questo principio, all’interno di una relazione, la relazione è asimmetrica. Nella relazione simmetrica l’unico ordine che può sussistere è quello dell’identità. Paradossalmente, l’ordine dell’identità annulla all’interno della relazione la possibilità di poter determinare un ordine. Infatti, se affermo che A = B, allora posso dire che B = A; quindi, non posso disporre A e B all’interno di un ordine spaziale (lontano/vicino), temporale (prima/dopo, causa/effetto), quantitativo (maggiore/minore), giuridico (colpevole/innocente), etico (bene/male), ecc. Tuttavia, anche se non posso disporre la coppia di oggetti in un determinato ordine, una loro relazione sussiste, in quanto l’uno può essere in funzione dell’altro, e viceversa. Tutti i processi di mutua ricorsione, ad esempio, sono retti dal principio di reciprocità: quando all’interno di una relazione una funzione ne richiama un’altra che a sua volta richiama la prima. Un tipico processo di mutua ricorsione lo troviamo alla base della seduzione: ogni atto seduttivo richiama un altro atto seduttivo, il quale si richiama a sua volta all’atto precedente per poter innescare un ulteriore atto seduttivo, e così via sino a provocare un cambiamento della relazione.