Gli strumenti che troverete nominati in questo scritto sono tutti presenti nei romanzi di questo autore.
Il signor Rossi che voglio immaginarmi è residente su Terminus e abitare su Terminus è come abitare in periferia. Terminus è il più estremo pianeta della galassia, come ci racconta Asimov.
Questa è la giornata tipo del signor Rossi.
E’ mattina, il momento del risveglio. Non conosce risvegli con i raggi di sole che filtrano attraverso i vetri della finestra. Dovete sapere che nella maggior parte dei pianeti si vive secondo una tabella oraria convenzionale, che non tiene conto dell’alternarsi del giorno e della notte, dato che il tempo di rotazione dei pianeti è diverso l’uno dall’altro. Luce artificiale, dunque, per il suo risveglio. In epoca preistorica si usavano lampadine, ma ora non c’è niente di tutto questo, neppure gli interruttori. Le pareti della sua stanza diventano luminose e danno luce al locale. Ci sono dei sensori al posto degli interruttori. Se l’impianto si guasta non chiama un elettricista, ma un ingegnere elettronico. Con gli occhi ancora carichi di sonno la sua testa poggia su un cuscino costituito da un campo di forza, dunque invisibile. Il cuscino provoca un leggero e piacevole formicolio. Anche il materasso è un campo di forza. Il campo di forza ha dei vantaggi: per esempio il fatto, ammesso che sia un vantaggio, di potersi coricare con le scarpe, perché i campi di forza sono a prova di macchie e sporcizia, trattandosi di energia pura. L’energia non si lava, è pulita per definizione. Si alza con uno sguardo al letto ed è meraviglioso che non sia sgualcito. Altro vantaggio dell’energia è che non si sgualcisce. Il Campo di forza dopo l’uso si può spegnere. Ma deve stare attento: l’ultima volta l’ha spento con sua moglie che era ancora a letto e lei si è schiantata al suolo con i danni al parquet che potrete facilmente immaginare. Spegnendo il campo di forza il letto scompare e la stanza guadagna improvvisamente spazio. L’agente immobiliare che gli ha venduto la casa, quando parlava di una “spaziosa camera da letto”, intendeva proprio questo. A questo punto c’è tempo per fumare una sigaretta. Non storcete il naso, so che è mattina presto, ma se parliamo di un personaggio di Asimov ogni momento va bene per fumare. Nella trilogia Galattica potrete notare facilmente che non c’è personaggio di qualunque epoca o pianeta che non abbia l’abitudine di farsi in ogni occasione una bella fumata. Dunque il sig. Rossi è seduto sul letto, le pareti sono illuminate, anelli di fumo salgono verso il soffitto, e il suo sguardo si posa sulla foto di sua moglie poggiata sul comodino. Una precisazione. Le fotografie in uso nel futuro immaginato da Asimov sono dei piccoli cubi trasparenti all’interno dei quali è possibile vedere le figure ritratte in forma tridimensionale3. Dentro quel cubo sua moglie sembra quasi imprigionata, quindi innocua. A questo punto il sig. Rossi decide di farsi una doccia. Mentre è sotto l’acqua, nonostante l’ora, squilla il telefono. La misteriosa relazione che c’è tra la doccia e il telefono è qualcosa che lo stesso Asimov sottolinea, un fenomeno che la scienza non ha mai saputo spiegare, ma che in ogni epoca puntualmente accade. Dopo la doccia vorrebbe prendere i suoi vestiti dall’armadio, ma sua moglie lo ha preceduto e non sarà possibile avere accesso all’armadio per almeno un quarto d’ora. Sua moglie sta cercando senza successo una tunica bianca molto leggera5 e si sta chiedendo se lui l’ha vista da qualche parte. Ma poi decide che siccome oggi fa un po’ freddo è meglio indossare un abito sottilissimo, fatto di un tessuto di plastica al silicene con una lucidità metallica prodotta artificialmente che, orientando in un certo modo la disposizione molecolare, riscalda artificialmente6. Mentre la signora conclude le sue operazioni di vestizione, lui potrebbe indossare -in tempi molto più contenuti su scala cosmica- una giacchetta elegante di metallene garantita contro le pieghe7. La signora intanto ha cambiato ancora idea e ha optato per una terza via, ovvero un terribile vestito translucido a strisce verticali che la fanno sembrare più alta? Stratagemma di vecchia data. Il sig. Rossi apre il frigorifero, un modello economico che riesce a contenere tante provviste quante una famiglia ne consuma in un mese. Sarebbe un peccato non sfruttare tutte le potenzialità del frigo e quindi ogni volta lo riempie con tante provviste che bastano per un mese. Peccato che molti alimenti scadono prima di un mese. Quindi non gli resta che bere il latte comprato un mese fa, ormai rancido. Poco male, benché scaduto il latte ha ancora un sapore accettabile, perché si tratta di latte aromatizzato. Il cartone del latte lo butta dentro un cestino che in realtà è un disintegratore atomico11. Sente un semplice ronzio. Niente odori o sacchetti da portare fuori casa. Le raccolte differenziate neppure. Tutto nello stesso cestino. E’ molto pratico, ma se sbaglia a buttare via un oggetto non è consigliabile cercare di recuperarlo nel cestino. Potrebbe disintegrargli la mano. Il cestino è l’elettrodomestico più pericoloso che ha in casa. Per il cestino un pezzo di carta o un essere umano sono la stessa cosa e li digerisce con un semplice ronzio. Per un attimo immagina un ronzio che sta digerendo sua moglie. Sua moglie ora gli dice di rendersi utile, invece di stare li a guardarla. Dice che la catena fa contatto. Le donne del futuro di Asimov non usano più coprirsi con collane e gioielli, usano
ornamenti più tecnologici come cingersi la vita con catene molto particolari. La catena ha un interruttore sul fermaglio. Gli interruttori si inceppano in ogni epoca e il sig. Rossi interviene in soccorso della moglie assestando un colpo deciso sull’interruttore che si era inceppato. Improvvisamente dalla catena parte un raggio iridescente di colori che si innalzano fino a formarle sul capo un diadema di fuoco. E’ come prendere l’aurora boreale e farne un ornamento sulla sua testa. Vanità femminile. Un po’ appariscente, ma va di moda. Il sig. Rossi sta per uscire di casa, il lavoro lo aspetta e il suo pensiero corre all’idea di una bella vacanza. Per le vacanze ci sono i pianeti estivi, più comodi delle stagioni. Lì è sempre estate e qualunque momento è buono per andarci. Sono le partenze intelligenti del futuro. Sta pensando a questo mentre esce di casa e si infila dentro l’ascensore. L’ascensore è di un nuovo tipo che funziona a repulsione di gravità. Non ha cavi portanti, ha solo un meccanismo che agisce sulla forza di gravità, favorendo il movimento verticale. E’ un nuovo tipo, ma naturalmente a lui andava benissimo il vecchio tipo, perché questo tipo moderno costa come un astronave e le spese condominiali di manutenzione dell’ascensore le deve pagare anche se ha dato voto contrario in assemblea. E poi nell’abitacolo dell’ascensore deve anche ficcare i piedi dentro le apposite sbarrette, se no comincia a fluttuare su e giù come una bolla di sapone. Arriva all’edicola e compra una copia del Notiziario Imperiale di Trantor, organo di informazione ufficiale del Governo centrale che ha sede appunto sul pianeta Trantor, lontano migliaia di anni luce. Il giornale è la voce del governo, ma a lui interessa solo la pagina sportiva, senza offesa per il governo. Sale sulla sua aeromobile e si dirige verso l’astroporto dove prenderà l’astronave di linea per Trantor. Il sig. Rossi è un pendolare, come avrete capito, uno dei 40 miliardi di burocrati che lavorano nell’Amministrazione imperiale di Trantor. All’astroporto un altoparlante annuncia che l’astronave di linea per Trantor è in ritardo solo di un migliaio di anni luce, ma potrebbe recuperare. Appena l’astronave arriva Il sig. Rossi si imbarca insieme a una folla di pendolari come lui. Il viaggio verso Trantor non è lungo, perché utilizza un nuovo sistema di accelerazione che si chiama “Gran Salto attraverso l’iperspazio”. L’iperspazio è ogni volta uno spettacolo indimenticabile. Cos’è l’iperspazio? Ve lo descrivo con le parole di Asimov: l’iperspazio “non è spazio nè tempo, nè sostanza né energia, né qualcosa né nulla –si poteva superare una distanza pari all’estensione di una galassia nel volger di un istante”.
Arrivati allo spazioporto di Trantor migliaia di passeggeri si affrettano lungo le rampe delle scale. Il passaporto del sig. Rossi viene ogni volta controllato e bollato e il suo modesto bagaglio ispezionato. E’ la burocrazia imperiale. L’edificio dell’astroporto di Trantor è colossale. E’ talmente alto che a volte sotto il soffitto dell’astroporto si formano addirittura delle nubi. Vi chiederete a cosa serve un soffitto se sotto si formano delle nubi e non ti ripara neanche dalla pioggia, Asimov non ce lo spiega. Questi sono gli architetti del futuro. Millenni di evoluzione non li hanno cambiati. A questo punto il sig. Rossi prende un aerotaxi e arriva davanti al suo ufficio. La sua giornata di lavoro è monotona e ripetitiva esattamente come i moti astrali che si ripetono uguali a se stessi dall’inizio del tempo. L’architetto dell’Universo era un burocrate come lui. Finalmente arriva la pausa pranzo. Gli uomini primitivi per la pausa pranzo cercavano un ristorante o un bar, o dovevano cucinarsi qualcosa; ma lui il sig. Rossi che vive nel mondo di Asimov è più fortunato, perché gli basta entrare in una “sala di irradiazione di cibo”22. Non ha mai capito come funziona esattamente, ma il cibo perviene al suo organismo sotto forma di radiazione. Non si deve lavare le mani, sedere a tavola, né masticare. Un attimo ed è stato nutrito. Lui ha l’abitudine di spogliarsi quando si alimenta in questo modo, perché ha sempre il sospetto che altrimenti il nutrimento rimanga tutto sui vestiti. Alla fine dell’irradiazione di cibo gli resta comunque un piccolo vuoto nello stomaco. Pazienza. E da questo momento alla fine della giornata non c’è nulla di nuovo, è solo un nastro che si riavvolge. Con la sola particolarità, che se Einstein aveva ragione, appena farà ritorno su Terminus, dopo l’ennesimo salto nell’iperspazio, troverà sua moglie a casa invecchiata di qualche migliaio di anni.
Featured image firma di Isaac Asimov.
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