Ogni settimana mi arrivano un sacco di domande per la rubrica, roba che abbiamo assunto una stagista solo per smistare e scremare tutte le mail che arrivano ad askfabry@signorponza.com. Mentre la grossa scritta credici lampeggia sullo sfondo, vi introduco un argomento per me delicato che sarà protagonista di questa puntata: il mondo del lavoro.
Siccome la nostra stagista è una cretina, abbiamo perso la domanda (Leggi anche: ho cancellato la mail scambiandola per quella dello stalker che mi scrive ogni settimana), quindi andremo un po’ a braccio nel ricordarcela:
Caro Fabry,
complimenti per il blog. Sei bravissimo e bellissimo, la mia domanda è molto semplice: come posso fare buona impressione ad un colloquio di lavoro? Cosa posso scrivere nel curriculum per colpire il mio intervistatore?
Grazie della risposta,
Davide
Magari non c’erano esattamente questi complimenti, ma chi sono io per rinunciare all’ennesimo sfogo di autoreferenzialità su queste candide pagine? Io comunque lavoro al call center, e ci lavoro perché la ragazza delle risorse umane che mi ha assunto era la fidanzata di mio cugino, quindi non ho la minima idea di cosa si debba scrivere in un curriculum. Nel mio ci ho scritto “Editor in chief signorponza.com”, ma non so se mi prendono sul serio. Detto questo, la tua domanda era anche un po’ datata e sono sicuro che tu abbia trovato lavoro. Piuttosto potrebbe esserti utile un piccolo vadevialculum su come sopravvivere in ufficio, non trovi?
Per prima cosa, la faccia di merda d’ordinanza: “Stai benissimo così, ma quale dimagrire?”, “Questo taglio di capelli ti fa veramente più giovane. Sembri una ragazzina!“, “Tua moglie è proprio una ragazza fortunata.” Perché quelli che dicono che non bisogna leccare il culo si devono proprio levare, e li saluto cordialmente mentre fanno la fila all’Adecco. Io sono stato sempre dell’idea che senza un po’ di coercizione psicologica non si va da nessuna parte. Meritocrazia? Ma hai visto chi abbiamo al governo? Io ho passato tre anni a farmi il culo quadro, riempirmi di straordinari, trattenermi oltre il dovuto senza essere retribuito, lavorare from A.M. to P.M. E cosa ho ottenuto in cambio se non farmi rifiutare le ferie di Natale? Ho capito allora che l’anagramma del mio nome in ufficio sarebbe dovuto diventare “arrivismo”, e lecca il culo a destra e a manca mi sono ritagliato uno spazio niente male. Intendiamoci, non sono amministratore delegato di una società finanziaria, ma ho un discreto numero di stagiste e ruoli di responsabilità, oltre a tre aumenti di livello in tre anni. Niente a che vedere con il Signor Ponza che fa la ricercatrice e guadagna i pippi, ma non mi lamento. Tieni sempre a mente una cosa però, in qualsiasi posizione tu sarai ci sarà sempre qualcuno sopra di te, e sarai sempre lo schiavo del qualcuno in questione. Ma quali sono le figure del mondo degli impiegati del settore privato?
Alla fine della catena alimentare impiegatizia troviamo le stagiste e i collaboratori a progetto. Le prime non vengono pagate nemmeno, e spacciamo il loro lavoro come grande esperienza nell’ambito della comunicazione, mentre i collaboratori due lire li prendono ma quelli che lavorano in Brasile e separano i chicchi di caffè percepiscono uno stipendio più dignitoso. Sindacati mollatemi che io non stabilisco il salario, pensateci voi e fate gli scioperi. Magari di venerdì come ATM e Trenitalia. Le stagiste comunque sono la mia croce e delizia, quelle su cui riverso ogni mia frustrazione che tanto ogni sei mesi le cambiamo e non c’è rischio ti denuncino per mobbing. Loro mi amano, e infatti mi chiamano Adolf e a volte anche Belzebù.
Sopra le stagiste troviamo i capi progetto, come me, cioè degli individui che passano la mattina a mandare mail con le scuse più improbabili per giustificare il mancato controllo sulle attività delle stagiste, tutte rigorosamente femmine, che il giorno prima hanno combinato i macelli che Guardia di Finanza ci leggi? Non conto comunque niente, sono solo una valvola di sfogo a mia volta per il mio capo area.
Il capo area è quello che ti approva le ferie, e che ti dice “Dove vuoi andare che stai usando i permessi del 2015?”. Passa la mattinata a giocare a Candy Crush, e non si vergogna nemmeno a chiederti l’iPhone per giocare pure con il tuo perché ha finito le vite. Metà della settimana spariscono per i più disparati motivi: il bambino ha la visita dal pediatra, la donazione dell’AVIS, il corso di aggiornamento, l’unghia incarnita. E indovina chi si incula tutto il loro lavoro arretrato? Le stagiste, perché io non ci penso proprio. E quindi vedi che fanno anche qualcosa di utile alla fine le stagiste?
Il capo del tuo capo è quello che quando arriva in ufficio ci alziamo tutti nemmeno avessimo visto la Madonna apparire davanti al Borgo del Tempo Perso e piangere per la dilagante omosessualità nel circondario. Quando lo vedi chiedi sempre come sta sua moglie, ricordandoti troppo tardi che è vedovo. Di lui non si può dire niente di male, perché anche le confessioni fatte alla macchinetta del caffè arrivano alle sue orecchie. Big Brother get out of my way.
E poi lui, il Presidente. Quello che incontri solo tre volte nella tua vita, rigorosamente quando hai appena comprato in farmacia il lubrificante della Durex e lo tieni in mano per guardare gli ingredienti.
Ci sono poi tutta una serie di figure indispensabili ma collaterali, con le quali non collabori ogni giorno ma senza le quali la baracca non potrebbe andare avanti. Tipo i sistemisti, che qualsiasi sia il tuo problema ti diranno di riavviare il computer o che il firewall ha bucato non so cosa e che piuttosto che alzare il loro culo dalla sedia si collegano in remoto anche per prendere il caffè alla macchinetta. La signora delle pulizie albanese, che si lamenta di non prendere abbastanza che deve mandare i bambini a scuola al suo paese, ma che poi fa talmente ore in nero che viene a lavoro con la Mercedes SLK. Le colleghe religiose, le quali password per accedere alla posta sono cose tipo “Gesù ti ama”, “Dio è misericordioso” e che tu cambi con “La Madonna è scalza”. Insomma, sembra di stare al circo di Moira Orfei. Ogni tanto mi verrebbe voglia di ribaltare le scrivanie urlando (cit.), ma poi apro Linkedin e vedo la desolazione, la crisi, gli stage non retribuiti, i contratti a tempo determinato per tre mesi, le sostituzioni di maternità e mi passa la voglia di muovermi. Niente, come al solito ho scritto delle cose senza senso e che interessano solo a me, ma almeno vi siete fatti un’idea di come possa funzionare un ufficio. Cambieranno i nomi, magari le responsabilità varieranno, sicuramente l’organigramma sarà diverso, ma respirerete la stessa aria di desolazione interiore. E se poi voi avete la fortuna di lavorare in un posto cool, magari nel mondo della moda o della comunicazione, qualche nuova start up o addirittura qualche multinazionale americana buon per voi. Ricordate sempre che la macchina che vi ha preso il papà e che sta pagando a rate, che il mutuo della casa dove vivete, la carta di credito che usate per comprare i vestiti su ASOS sono alla mia portata, vi blocco le rate e vi mando il recupero crediti a portarvi via anche le pentole. Se volete evitare tutto questo basterà diventare fan di Ask Fabry su Facebook.
Questo post fa cagare, ma io non mi lamenterei comunque sempre per i motivi appena elencati. L’appuntamento è per giovedì prossimo con il grande season finale della rubrica, dove potrete coprirmi di insulti dopo la visione del video “Tutto su Fabry” dove in un’intervista a cuore aperto mi mostro in tutta la mia passività e poracciaggine. Sì, da queste parti ce la crediamo tantissimo.
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