Aspettami e io tornerò

Da Chiara Lorenzetti

C’è nelle parole un senso greve talvolta, che sfiora, ferisce e penetra la pelle. Entra fiero dove sa colpire, in spazi maturi, ormai logori di affetto, pesanti ingombri di macerie e ricordi o altri ancora carichi di presente, il sangue vivo intriso e le mani ancora calde di sentimenti.
C’è nelle parole un senso feroce talvolta, che smuove e sposta radicate convinzioni, riaffiora morti annegati nei mari eterni del dolore, amori inconsolabili, amici lontani, madri arcane e padri quasi estinti. Urla forte nel suo silenzio, e risveglia, rinnovando convinzioni.

Oggi ho letto nel blog di Bartiromo Marco (qui), la poesia “Apettami ed io tornerò” di Konstantin M. Simonov, poeta russo e in un attimo, mi sono ritrovata a risentire le mie mancanze, i miei dolori, ciò che ho perso, ciò che non ritrovo, e lo stesso di me, immaginandomi mancanza per qualcuno che so che c’è.
E il patire alle volte è così forte che quasi manca il fiato, si perdono le forze, si sente soffocare il cuore nel disperato tentativo di rivedersi.
Ma ho sentito, per alcune mancanze, per alcuni sentimenti, quando si interrompono, per dei lutti o delle partenze o perché la vita alle volte obbliga a frenare, quella possente forza del ritrovarsi, la salda ragione di ogni esistenza vera, di alcune relazioni che costruiamo, che nascono quando ci si riconosce e tutto fluisce.

Semplicemente ci si aspetta e sebbene nessuno possa dire dove e come ci incontreremo, per coloro che si amano, è certo il ritrovarsi.

Aspettami ed io tornerò

Aspettami ed io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
t ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c’è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
nn giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.

Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
ce io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell’anima mia…
aspettami. E non t’affrettare
a bere insieme con loro.

Aspettami ed io tornerò
a onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
cme tu mi abbia salvato
i mezzo al fuoco
cn la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
cme io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.

(trad. Angelo Maria Ripellino)

Chiara