Da qualche giorno seguo i lavori del laboratorio teatrale tenuto da Francesco Gigliotti e Andrea Giuntini, in preparazione di uno degli eventi più importanti del Festival del Pensiero Popolare - Palio di San Rocco, in San Miniato, di questo anno.
Con i loro allievi, Francesco ed Andrea stanno preparando la messa in scena, che avverrà il giorno di ferragosto, in piazza Bonaparte, della "Grande rappresentazione di San Rocco", all'interno del quale si muoverà il grande marchingegno scenico ai modi rinascimentali realizzato dal maestro Giulio Greco.
Il Santo dialoga con una serie di personaggi che incontra lungo il suo cammino di pellegrino da Montpellier verso Roma.
Tra questi personaggi c'è anche un enigmatico, furbastro, devoto del luogo, rappresentato da Ciro. Ciro, uomo senza tempo, senza luogo, ai margini e dentro San Miniato, porta dentro la rappresentazione tutta la sua dissacrante inadeguatezza al ruolo, ma al tempo stesso tutta la sua poetica gestualità, capace di parlare più delle parole del suo copione.
— Monno sarai se mondo monnerai... —, così recita, dialogando con il Santo, con parole sue e del copione, durante le prove.
Oggi, la compagnia ha fatto le prime prove con la macchina scenica, e per Ciro è stato un bell'impatto. Lui, abitato a dissimulare una realtà che spesso non gli appartiene con mezzi più diretti, e pesanti, giocare ad indossare una maschera sembra che non gli sia sufficiente per misurarsi con la fantasia che richiede il confronto con la-macchina-di-San-Rocco.
Sempre per la serata di ferragosto, intorno a mezzanotte, verrà rappresentato un altro bel frutto del laboratorio di Gigliotti e Giuntini. Sarà un intervento un po' più metafisico, che avvicina il teatro alla poesia, costruito nello spazio del sogni, quello che un pubblico selezionato ha imparato ad amare nelle notti sanminiatesi, il giardino della Chiesa di Santo Stefano, sopra a piazza Buonaparte, che avrà per titolo “La vestizione del Santo”.
Con Ciro che avrà modo e maniera di dare il meglio di sé.