Assaggio dalle Judean Hills, tesoro d’Israele. Shalom Israel

Da Ilnazionale @ilNazionale

Severino Barzan

29 MAGGIO - Grazie ad uno dei miti del mondo del vino, Severino Barzan (loro consulente enologico), abbiamo avuto la gioia di poter fare un assaggio fuori dal comune. Due vini bianchi, Kasher ma non Mevushal, dei quali addirittura un Icewine ed un Chardonnay in purezza dal vigneto di Israele. Nelle Judean Hills il 22 agosto è appena terminata la vendemmia delle uve destinate a diventare icewine, uve di Gewurtztraminer, una vendemmia di pace, con arabi ed israeliani fianco a fianco, impegnati assieme nell’antico Kibbuz ora diventato Tsora Wineyards, uno dei gioielli dell’enologia del mediterraneo. Zona vitivinicola difficile e particolare quella israeliana, un territorio caldo, con dislivelli che raggiungono i mille metri, in presenza di terreni dalle tramature assai diverse, risultato della formazione di un terroir antichissimo. Tra Tel Aviv, la capitale, e Gerusalemme, le Judean Hills rappresentano un vero e proprio must per il visitatore, assolutamente da scoprire, un pò Napa e un pò Toscana, da dove riemergono i resti del secondo tempio di Gerusalemme. Cuore antico d’Israele. Una regione dalla storia antichissima, anche con riguardo alla presenza dell’uva e del vino. La storia moderna della viticoltura in Israele inizia nel 1882 con il Barone Edmond de Rothschild, che fonda l’azienda Carmel, la prima di Israele. E come il Barone, Nathan Hevrony, americano di origini israeliane che ha visto realizzarsi il proprio sogno, assieme al direttore generale Uri Ran, non hanno mancato di esprimere la propria riconoscenza verso questa terra, privatizzando la parte enologica del kibbuz  Tzora, pioniere nell’identificazione di luoghi adatti allo sviluppo di viticoltura di qualità,  e contribuendo ad affermare nel mondo 

l’eccellenza delle Judean Hills. E se ne è accorto anche Wine Spectator. Due assaggi degni di nota, due vini bianchi, due Kosher non Mevushal (il vino Kosher viene definito Mevushal, quando viene pastorizzato. Dopo questo procedimento, anche se viene manipolato da persone non osservanti del sabato di riposo, mantiene l’idoneità ad essere usato per le benedizioni). Ma c’è grande attesa soprattutto per la prima vendemmia di Oseleta veronese, anche questo un sogno diventato realtà che ha visto protagonista Sandro Boscaini di Masi assieme a Severino Barzan (Bottega del Vino) in una rara unità d’intenti tra esperienze di successo made in Verona L’Oseleta, antica componente delle uve della Valpolicella era risultata estinta e grazie a Masi è stata rivitalizzata. Severino Barzan ne ha completato il sentiero di sviluppo cogliendone le enormi potenzialità sui terrori antichi delle Judean Hills, a  al punto che oggi l’Oseleta veronese è entrata a far parte del patrimonio ampelografico delle uve israeliane ricevendo così nuova vita. Oggi si chiama Magal Oseleta, e viene coltivata dal 2009 su ripidi terreni a 630 metri d’altezza.

Carlo Rossi

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