Assassin’s Creed Unity: la “rivoluzione” è solo francese.

Creato il 22 novembre 2014 da Scimiazzurro

Anno nuovo…Assassin’s Creed nuovo! Anche questo novembre, come ogni anno, Ubisoft si è ripresentata puntuale con il suo nuovo capitolo della serie: Assassin’s Creed Unity. Le responsabilità di questo capitolo non sono poca cosa; la serie ha bisogno di svecchiarsi, di superare meccaniche che già sulla vecchia generazione risultavano stantie e iniziavano a pesare sulla valutazione di ogni capitolo. Ubisoft ha promesso tanto e ha intriso il titolo di enormi aspettative, vogliosa di sorprendere i fan della saga e non solo, cercando appunto di rinnovare in ogni aspetto e di fare quel salto di qualità che solo con il secondo capitolo riuscì a fare. Il ritorno alle ambientazioni europee con una Parigi dilaniata dalla rivoluzione, strutture e monumenti ricreati in scala 1:1, un nuovo motore grafico in grado di gestire centinaia di personaggi a schermo contemporaneamente, arrampicata dinamica rinnovata e migliorata, modalità online che abbraccia meccaniche cooperative (a discapito di quelle competitive) e la nuova generazione a fare da calderone a tutti questi ingredienti saranno sufficienti per elevare il titolo a massimo esponente della serie?

Gli Italiani piacciono di più.

Assassin’s Creed Unity racconta la storia di Arno, protagonista che impersoneremo sin da bambino e vedremo crescere nella vita e nella  setta degli assassini. Palesemente ispirato all’indimenticabile Ezio, Arno riprende dal fiorentino Auditore diverse caratteristiche, a partire dall’aspetto fisico fino ad arrivare alla passionalità e allo spiccato rifiuto per le regole. Nonostante le somiglianze però, Arno non gode dello stesso fascino di cui Ezio era portatore, risultando più distaccato e meno caratterizzato del protagonista italiano. La trama, pur presentando alti e bassi, risulta tuttavia nel complesso di buona fattura, con personaggi che, a onor del vero, non bucheranno mai lo schermo, ma nel contesto risulteranno sempre ben introdotti. Come da tradizione inoltre, il protagonista interagirà con personaggi storici ben caratterizzati e riproposti in chiave piuttosto interessante. A rendere il tutto più coinvolgente ci pensa una regia attenta che non mancherà di enfatizzare momenti importanti della trama, facendo spesso leva su primi piani che ben sottolineano il buon lavoro di animazioni facciali,  le quali riescono a restituire performace recitative che, seppur non in grado di settare nuovi standard, rappresentano un notevole passo avanti per la serie. L’ambientazione e il periodo storico, che va dall’inizio della rivoluzione francese fino al suo massimo apice, sarebbero potuti però essere sfruttati meglio. Il contesto storico rimarrà, per tutta la durata della trama, uno sfondo alle vicende di Arno, lasciando un po di amaro in bocca a chi si aspettava un intreccio più marcato tra le vicende storiche e quelle del protagonista. Inoltre Ubisoft sembra sempre più convinta a voler abbandonare il parallelismo tra le vicende degli assassini del passato e quelle dei personaggi che, tramite l’animus (che in questo capitolo si è evoluto in una versione più moderna denominata Helix) impersonano tali assassini. Nel gioco ci saranno riferimenti ai giorni nostri appena accennati: noi saremo assoldati dagli assassini segretamente, e prenderemo il possesso di Arno, per poter ricercare il cadavere e il DNA di un precursore, il tutto introdotto e ripreso con (poche) conversazioni unilaterali in cui, la donna che supervisiona il nostro operato, comunicherà con noi. Chi si aspettava quindi una evoluzione delle vicende interrotte con il terzo capitolo rimarrà deluso; un vero peccato visto che, tale caratteristica, era probabilmente una delle cose più interessanti della narrazione di tutta la serie, ma che oggi non trova più spazio in capitoli che probabilmente, data la cadenza annuale, non riescono più a seguire un filone narrativo corposo e soddisfacente per entrambi i periodi storici.

Una vera rivoluzione?

Seppur non troppo incisiva nella trama, l’ambientazione di Assassin’s Creed Unity è senza dubbio riuscitissima e ricca di fascino. Ubisoft è riuscita e riprodurre una Parigi credibile con il contesto storico, riempendo le strade di gente che costituiscono folle (dal numero di persone in alcune occasioni veramente gigantesco) in protesta e in  lotta con le istituzioni, sventolando bandiere tra i fumi dei roghi appiccati. Parigi inoltre è probabilmente tra le “città digitali” più belle mai viste in un videogioco. L’estensione della capitale francese è smisurata e, il fascino di architetture gotiche che si stagliano sullo sfondo e che è possibile scalare, con tutta la loro imponenza e grandezza, lasceranno il giocatore , in più di un’occasione, letteralmente a bocca aperta.  Moltissime strutture, locali o case saranno inoltre accessibili e visitabili internamente, restituendo anche in questa occasione un colpo d’occhio eccellente, complice anche una ottima illuminazione dinamica che saprà valorizzare in molte occasioni la lucentezza dei pavimenti e la pomposità degli arredamenti delle case borghesi, illuminate dai raggi che filtrano da porte e finestre. Inoltre sarà possibile anche visitare i sotterranei, che si suddividono in sistema fognario e catacombe, anche qui tutto a vantaggio della diversificazione degli ambienti. Parigi sarà, però,  l’unica ambientazione in cui si svolgeranno tutte le attività del gioco e, nonostante tutti i meriti sopra elencati attribuibili alla città e una buona diversificazione tra i vari quartieri di cui è composta, non sarà improbabile per qualcuno avvertire la sensazione di ripetitività con il proseguire dell’avventura o delle attività secondarie di cui il gioco è ricchissimo. Oltre alla trama principale infatti, la cui durata non è degna di nota, ma comunque in linea con i vecchi capitoli della saga, il gioco offre una moltitudine di attività secondarie, molte più di quante ne avesse qualsiasi capitolo precedente della saga. Oltre a molte missioni che ci vedranno protagonisti del furto di qualcosa o dell’assassinio di qualcuno, trovano spazio missioni di indagine in cui, il nostro protagonista, dovrà appunto indagare su degli omicidi cercando prove e interrogando persone, incolpando alla fine uno tra gli imputati. Trovare il colpevole al primo colpo ci permetterà di ottenere ricompense più alte e preziose. Il completamento di missioni, sia principali che secondarie,  ci porterà a sbloccare equipaggiamenti che potremmo utilizzare per aumentare le caratteristiche del nostro assassino. Novità molto interessante e gradita di questo capitolo è, infatti, la possibilità di scegliere  tra un numero elevato di pezzi di equipaggiamento con cui “vestire” Arno. Ogni pezzo, oltre a diversificarsi per caratteristiche estetiche, conferirà al nostro assassino potenziamenti in attacco, attacco a distanza, furtività e salute, permettendoci di scegliere in questo modo diversi approcci per affrontare le nostre missioni. Sarà inoltre possibile scegliere il tipo di arma che meglio si sposa col nostro stile di gioco tra spade, veloci e leggere, armi lunghe che permettono di tenere a distanza i nemici e armi pesanti, lente ma in grado di arrecare un gran danno. Da quanto detto è evidente che Ubisoft, per questo capitolo, ha voluto fare le cose in grande, cercando di introdurre nuove caratteristiche e di svecchiare quelle che da troppi anni sono rimaste uguali a loro stesse. Novità interessanti infatti sono state introdotte anche per quanto riguarda il combat system e l’arrampicata dinamica. Partendo dai combattimenti, l’introduzione della sopracitata personalizzazione dell’equipaggiamento introduce una certa varietà, associata al rinnovato sistema che abbandona la semplicità con cui era possibile concatenare uccisioni istantanee una dietro l’altra, puntando su meccaniche maggiormente basate sul contrattacco e sulla schivata, che richiedono una certa attenzione e incrementano non di poco la difficoltà di ogni combattimento. Il tutto però cozza con un’intelligenza artificiale a dir poco imbarazzante e con delle animazioni troppo lente e artificiose, che restituiscono combattimenti macchinosi e mai troppo coinvolgenti nè divertenti. Ad affossare un reparto già in difficoltà, va aggiunta l’inadeguatezza della telecamera negli spazi chiusi, che spesso sarà complice di attacchi a sorpresa da parte dei nemici. Per quanto riguarda le fasi stealth, l’introduzione della possibilità di abbassarsi, unitamente a un sistema di coperture meglio concepito, regala qualche soddisfazione in più, ma anche qui dovremmo fare i conti con una intelligenza artificiale non all’altezza che Ubisoft ha provato a mascherare aggiungendo, in alcuni casi, un numero elevatissimo di nemici, ma che non riesce comunque a scrollarsi di dosso il peso degli anni, che se sulla vecchia generazione risultava un difetto su cui si poteva chiudere un occhio, nascondendosi dietro ai limiti hardware, lo stesso non di può fare su un titolo in esclusiva per le nuove generazioni. Come detto poc’anzi, anche l’arrampicata dinamica è stata rivista, con l’introduzione di moltissime animazioni votate a rendere più fluidi e realistici i movimenti e l’introduzione di un tasto per la discesa rapida, utile per scendere in maniera fluida e veloce da grandi altezze senza passare necessariamente per il “vetusto” salto della fede. Anche qui però qualcosa non è andato per il verso giusto; in alcuni casi tutto funziona egregiamente, e vedere Arno arrampicarsi con tale agilità , salendo e scendendo, infilandosi in finestre e scavalcando gli ostacoli è un vero piacere, ma spesso il sistema interpreta in maniera errata quelle che sono le intenzioni del giocatore, rendendo in più di un’occasione, sopratutto nelle fasi più concitate come ad esempio una fuga dai nemici, frustrante tale attività. Inoltre non mancano momenti in cui il nostro protagonista tentennerà, bloccandosi su un appiglio senza riuscire a raggiungere il successivo anche se palesemente alla sua portata. Non frequenti, ma presenti, inoltre, sono episodi di compenetrazione poligonale tra il protagonista e alcuni strutture presenti all’interno del gioco.

Anche il comparto tecnico, nonostante il colpo d’occhio notevole e la riproduzione di una Parigi a tratti meravigliosa, in grado di regalare scorci memorabili, texture in grado di riprodurre materiali credibile e modelli poligonali dalla discreta complessità, porta con se una serie di note negative; frequenti sono infatti fenomeni di pop-up, sopratutto quando si cammina tra la folla, accompagnati da un frame rate che fatica a tenere i 30 fps. Inoltre è doveroso riportare la notevole mole di bug che ha accompagnato il lancio del titolo. Salvataggi corrotti, compenetrazioni, crash del gioco, cali drastici di frame rate; sono questi i problemi più gettonati di cui si lamentano molti utenti e che non si dovrebbero presentare su in titolo tanto importante.

Chi non gioca in compagnia…

Con Brotherhood (terzo capitolo della serie in ordine cronologico), Ubisoft introdusse una modalità multiplayer competitiva che, da allora, è stata riproposta ogni anno più o meno uguale, con l’aggiunta di miglioramenti, modalità e abilità. Tale modalità non ha mai riscosso un particolare successo, nonostante ci siano sicuramente moltissimi che ne apprezzassero le meccaniche. Forse, proprio per tale mancato successo, per quest’anno Ubisoft ha preferito rimpiazzare tale modalità con una coopertaiva fino a 4 giocatori. All’interno della mappa infatti, troveremo missioni da svolgere con uno o più assassini in partite pubbliche o private. Le missioni prevedono gli obiettivi più disparati e saranno classificate in ordine di di difficoltà, ognuna con le proprie ricompensa ottenibili a missione compiuta. Al di la dei limiti del gameplay e dell’intelligenza artificiale, giocare le missioni in cooperativa risulta un’attività divertente, specie se giocate con amici con cui è possibile organizzare e pianificare i movimenti via chat. Anche qui resta però il rammarico per l’occasione mancata; un gameplay più rifinito e una intelligenza artificiale migliore avrebbero potuto regalare anche in questa modalità, molte più soddisfazioni

Conclusioni

Assassin’s Creed Unity è forse una delle più grandi occasioni mancate dell’industria videoludica. Ci troviamo di fronte a un titolo spaccato praticamente a metà. Da un lato troviamo una città ricca di contenuti e ispiratissima, un buon comparto tecnico e interessanti introduzioni, che rappresentano la strada giusta che Ubisoft stava imboccando, mentre, dall’altro lato, il gioco deve fare i conti con meccaniche ancora troppo vecchie, che faticano oggi più che mai a trovare giustificazioni, se non nel fatto che forse, gli obblighi di rispettare tempistiche legate al merketing, a cui questa serie si è piegata ormai molti anni fa, obblighino le software house a dover rinunciare a qualcosa, arrivando sul mercato sempre a fatica e con il fiato sul collo. Unity non è un gioco brutto, ma è un gioco stanco, in cui le meccaniche innovative introdotte riescono solo in parte a risollevare un pacchetto che, nel complesso, delude le aspettative.
Chi ama la serie troverà comunque stimoli per giocare, finire e magari completare al 100% quello che questo capitolo ha da offrire, ma per tutti quelli che si aspettavano la “rivoluzione”, per coloro che volevano un “NUOVO” Assassin’s Creed l’appuntamento è da rimandare all’anno prossimo.


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