Titolo: Assassino senza volto
Autore: Henning Mankell
Editore: Superpocket
Anno: 2005
Ecco, immaginate la mia sorpresa nel leggere passaggi come questo: "Devo mangiare (1), decise. Se non mangio (2) adesso, oggi non mangerò (3) più. Posso scrivere il testo per la conferenza mentre mangio (4). Quando uscì dalla centrale di polizia, il vento lo assalì facendolo arretrare di un passo. La tempesta sembrava non volersi calmare. Wallander pensò che avrebbe potuto andare a casa e mangiare (5) una semplice insalata. Pur non avendo ancora mangiato (6) quel giorno, sentiva lo stomaco gonfio e pesante. Ma alla fine scelse di andare in uno dei ristoranti della piazza principale di Ystad. Avrebbe iniziato a mangiare (7)…”. Periodo scelto più o meno a caso.
Ora: Wallander è un ottimo personaggio. La sua vita è intricata (lasciato dalla moglie, con una figlia che quasi non lo saluta e un padre vedovo e senile), la sua dedizione alla risoluzione dei casi totale. Poi si incasina da solo (fermato alla guida in stato di ebrezza, tenta goffi approcci con l’affascinate sostituto pubblico ministero) stimolando ulteriormente l’empatia del lettore. Anche la storia c’è: un efferato e misterioso omicidio di un contadino con una doppia vita e di sua moglie si intreccia con quello, a bruciapelo, di un immigrato africano. Persino il contenuto di denuncia è importante: le condizioni degli immigrati in Svezia e le possibili nascite di movimenti di "pulizia etnica".
Tutto ciò che occorre per rendere grande un poliziesco, insomma. Purtroppo, la poca cura della traduzione ha reso davvero difficile la lettura. Riproverò con qualche titolo più recente, sperando che il successo del commissario Wallander abbia fatto sì che le sue avventure siano state maggiormente “coccolate” dall’editore.