The Boy Mir – Ten Years in Afghanistan_di Phil Grabsky (s)
The Boy Mir – Ten Years in Afghanistan” del regista Phil Grabsky vince il “Grazia Deledda” per il miglior film.
Premio per il miglior film prodotto e ambientato in paesi del Mediterraneo a “Tea & Electricity” di Jérome La Maire.
Il Premio per il miglior film di autore sardo va a “Francilene – storia di una quebradeira” di Stefania Donaera.
Il Premio per il film più innovativo vinto da “Il passo dei misteri” di Giovanni e Paolo Angeli.
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Il Premio “Grazia Deledda” per il miglior film va al film “The Boy Mir – Ten Years in Afghanistan” del regista Phil Grabsky; il Premio per il miglior film prodotto e ambientato in paesi del Mediterraneo al documentario “Tea & Electricity” di Jérome La Maire; il Premio per il miglior film di autore sardo al film “Francilene – storia di una quebradeira” di Stefania Donaera; il Premio per il film più innovativo a “Il passo dei misteri” di Giovanni e Paolo Angeli, con menzione speciale (in questa categoria) per altri due film: “Bitter Roots – The end of Kalahari myth” di Adrian Strong e “Il cineasta è un atleta – Conversazione con Vittorio De Seta” di Vincent Sorrell e Barbara Vey. Al documentario “Il maggio delle mondine” di Francesco Marano è andata la “raccomandazione della Giuria”. Sono questi i verdetti della sedicesima edizione del SIEFF, il biennale Sardinia International Ethnographic Film Festival, organizzato a Nuoro dall’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico.
I premi sono stati consegnati stasera (sabato 22 settembre) nel corso di una cerimonia svoltasi nell’Auditorium del Museo Etnografico di Nuoro. Il vincitore del “Grazia Deledda”, con il prestigioso riconoscimento, si porta a casa 10.350 euro, 6.200 euro vanno invece a ciascuno dei vincitori nelle altre categorie.
“The Boy Mir – Ten Years in Afghanistan” (2011 / Regno Unito / 89min) del regista Phil Grabsky, che attraverso il filo conduttore costituito dalla vita del giovane Mir, filmato per un periodo di dieci anni dallo stesso regista, presenta uno spaccato dell’attuale situazione sociale dell’Afghanistan, ha convinto la giuria – composta dagli antropologi Paolo Chiozzi (Università di Firenze), Judith MacDougall (Australian National University di Canberra), Antonio Marazzi (Università di Padova), Colette Piault (presidente della Société Français d’Anthropologie Visuelle) e Rossella Ragazzi (dell’Università norvegese di Tromsø) – soprattutto perché l’autore “lui stesso dietro la videocamera per un lungo periodo di tempo, elabora un rapporto attraverso il quale si raggiunge un’ampia prospettiva degli eventi storici attraverso l’esperienza di momenti spontanei nella vita dei soggetti”.
Di “Tea & Electricity” (2012 / Belgio / 93min) del regista Jérome La Maire, che documenta la storia epica dell’arrivo dell’elettricità in un remoto paesino dell’Alto Atlante, in Marocco, è piaciuto l’aver saputo raccontare “dilemmi e discussioni, seguite da vicino dal cinesta. La sua determinazione e graduale famigliarità con gli abitanti del paese rivela tutta una serie di relazioni interpersonali con magistrale sottigliezza, prima del radicale cambiamento economico e sociale che l’elettricità porterà loro”. Il film “Francilene – storia di una quebradeira” (2011 / Italia / 26min) diretto da Stefania Donaera che mostra l’importante ruolo delle donne qebradeirasu ovvero “spaccatrici” di cocco all’interno di alcune popolazioni del nord Est del Brasile, è stato premiato perché “la macchina da presa di Stefania Donaera permette di sentire il calore e l’intelligenza di una donna che non è solo una madre amorevole per i suoi bambini, ma anche
Il passo dei Misteri-Giovanni Angeli e Paolo Angeli (s)
un’attivista per i diritti alla terra che permettano alla sua comunità di migliorare le condizioni di vita”. Il documentario “Il passo dei misteri” (2012 / Italia / 30min dei fratelli Nanni e Paolo Angeli, che racconta i riti, i volti, l’atmosfera della settimana santa del paese sardo di Cuglieri, ha convinto perché è “una ricerca fotografica ed etnomusicologica di lungo respiro è tradotta in un film (…) raccontata creando un “nuovo” linguaggio che include delle componenti estetiche ed emotive di grande suggestione”. A “Bitter Roots – The end of Kalahari myth” (2010 / Regno Unito / 71min) di Adrian Strong e “Il cineasta è un atleta – Conversazione con Vittorio De Seta” (2010 / Francia / 80min) di Vincent Sorrell e Barbara Vey è stata attribuita la menzione speciale perché “questi due film celebrano la continuità della tradizione del film entografico, sottolineando l’importanza di preservare l’eredità dei nostri maestri in quanto esempio e guida per le nuove generazioni di cineasti –antropologi”. La giuria ha anche espresso una “raccomandazione” per “Il maggio delle mondine” (2011 / Italia / 45min) di Francesco Marano perché “Il cineasta è stato coinvolto in una equipe di ricercatori di etnomusicologia al fine di carpire la spontaneità nel provocare racconti legati alla storia orale e all’abilità di cantare di un gruppo di ex mondine in pensione. Il risultato è un film che mette in luce memorie e storie di vita espresse attraverso i loro canti spontanei”.
I vincitori del concorso internazionale di produzioni audiovisive e cinematografiche sono stati individuati tra i quarantatré documentari proiettati nei giorni scorsi a Nuoro, frutto di una scelta tra le duecentocinquantasei opere pervenute al comitato di selezione del SIEFF, organismo composto da David MacDougall (regista ed etnografo del Centre for Cross-Cultural Research dell’Australian National University a Canberra), Marc-Henri Piault (antropologo e presidente del Comité du Film Ethnographique di Parigi) e dal direttore generale dell’ISRE Paolo Piquereddu.
Si chiude così un’intensa settimana all’insegna dell’antropologia visuale, con proiezioni, convegni, interventi e riflessioni e si va ad aggiungere un ulteriore tassello nella ricca storia della manifestazione, che proprio quest’anno ha festeggiato il suo trentennale. «Con il SIEFF e, in generale, con l’intera attività del nostro ente, nella città di Nuoro si afferma un modello di sviluppo replicabile in tutta l’isola, basato sulla valorizzazione delle nostre risorse identitarie e sulla promozione del dialogo interculturale», sottolinea il presidente dell’ISRE Salvatore Liori. «Il festival, coltivato anno dopo anno in sinergia con la città di Nuoro, trova corrispondenza con le politiche regionali della cultura ed è un incoraggiante segnale di crescita, che dispiega benefici in tutta la Sardegna e nell’intera cultura mondiale dell’etnografia, partendo da questa città ».
Il SIEFF è animato dalle voci più eminenti nel campo della ricerca etnoantropologica e allo stesso tempo è pensato come operazione dal carattere divulgativo, per attirare un pubblico anche di non addetti ai lavori. Negli ultimi tre decenni, attraverso la programmazione di opere altamente significative per l’evoluzione dell’antropologia visuale, la manifestazione ha dato conto delle influenze esercitate dalle nuove tecnologie sulla documentaristica e dei temi emergenti nella produzione filmica contemporanea. «L’edizione 2012», spiega il direttore generale dell’ISRE Paolo Piquereddu, «è stata caratterizza da varie direttrici tematiche: dalla rappresentazione di storie personali, talvolta dello stesso regista, emblematiche di una comunità, alla documentazione di vicende legate ai flussi migratori nel mondo odierno, dalle voci dei bambini come elemento di rinnovamento dei sistemi di vita collettiva a interventi di miglioramento sociale che, pur nell’intento di esercitare effetti positivi, sono risultati devastanti per alcune comunità dalla storia millenaria».
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