Assenteismo. Il bue che dice cornuto all’asino.

Creato il 25 gennaio 2016 da Freeskipper
di Maria Pia Caporuscio. A proposito di assenteismo dei dipendenti pubblici di cui si fa un gran parlare e dove i politicanti si mostrano stupiti, quasi avessero scoperto solo adesso che il fuoco si spegne con l’acqua. A stupirci del loro stupore siamo proprio noi, soprattutto nel vederli scandalizzarsi come vestissero ancora l’abitino immacolato del battesimo e non l’oscuro mantello sotto il quale nascondono i misfatti. Certo che ce ne vuole di spudoratezza a scandalizzarsi dei peccati di impiegati a 1.200euro al mese e ritenere normali i peccati “mortali” a 30mila euro al mese commessi da lor signori.
Oltretutto queste cifre non gli bastano tant’è che passano il tempo a studiare come fare per “arrotondare” lo stipendio: concedono appalti pubblici (per opere mai portate a termine o inesistenti addirittura, costate miliardi di soldi pubblici) in cambio di mazzette assumono amici, figli di amici, parenti e conoscenti incassando non bustarelle ma bustoni gonfi di euro, arrivano persino a scambiare favori con la criminalità organizzata pur di riempirsi le tasche. Ma di cosa stiamo parlando se la classe dirigente di questo paese è marcia fino al midollo? Ora stanno spartendosi quarantacinque milioni di euro di soldi pubblici di rimborsi elettorali (che un referendum popolare aveva proibito), per non parlare di scorte e auto blu. Questa gente che si sbraccia nel trovare il modo di punire gli assenteisti con il licenziamento immediato, è la stessa che ha preso le nostre istituzioni per una vacca da mungere. Quanti tra i politici possono vantarsi di adempiere onestamente al proprio dovere? Considerando gli esagerati privilegi di cui si sono circondati come godere di uno stipendio mensile superiore a quello che qualsiasi lavoratore riscuote in un anno, un ristorante interno dove si mangia da re con quattro soldi, dove medici e pronto soccorso restano a disposizione per ogni evenienza, dispongono di auto blu, scorta e agevolazioni in tutti i campi e nonostante ciò, molti di essi si assentano facendosi rappresentare dai cosiddetti “pianisti” mentre sono in altre faccende affaccendati. Per non dire quanti tra loro svolgono due, tre, quattro incarichi contemporaneamente, incamerando due tre quattro lauti stipendi? Ci spiegano come fanno ad essere sempre presenti in posti diversi come si pretende dagli altri? Per caso posseggono il dono dell’ubiquità? Oppure non si sentono dipendenti pubblici ma divinità? In nome di cosa si sono arrogati il diritto di porsi al di fuori delle leggi che essi stessi emanano? Proprio in virtù di questo compito dovrebbero essere immacolati e al di sopra di ogni sospetto se vogliono che vengano rispettate le regole anche dagli altri. Chi ruba è giustissimo che restituisca il mal tolto e lo si metta nella condizione di non farlo più, ma questo deve valere soprattutto per chi si pone ai vertici del potere. Chi occupa queste cariche e non si rende responsabile dell’enorme importanza di tale compito e violi i doveri verso i cittadini, abusando della carica per loschi fini, è un rinnegato. La società deve condannarlo dieci volte di più di un comune cittadino (colpevole di reati anche più gravi) in quanto il danno morale ed economico, cui viene sottoposto l’intero paese per il suo gesto è incalcolabile, peggiore anche di una epidemia di peste, perché è di lui che si farà scudo quella massa di dissennati, che contravvenendo ad ogni regola del vivere civile, contribuisce a trascinare il paese nel caos. Dovremmo chiederci per quali meriti questi signori devono essere pagati trenta quaranta volte più degli altri impiegati se mai rispondono dei loro “orrori”? Questi inutili soggetti che vivono da sempre sulle spalle della classe lavoratrice, che hanno privata non solo dei diritti ma anche della dignità di persone, come i lavoratori addetti alla catena di montaggio che sono stati privati persino dei dieci minuti per riposare le loro povere ossa o addirittura licenziati e costretti a dormire sotto le stelle vivendo di elemosina. E osano parlare di giustizia quando questa parola è stata cancellata dal vocabolario italiano e si scandalizzano se altri cittadini, da bravi scolaretti cercano di imitarli?