Assenteismo sul lavoro, timbravano e andavano a fare altro

Creato il 10 gennaio 2016 da Mrinvest

Nove dipendenti di un museo statale romano indagati e sospesi per un anno per assenteismo sul lavoro. Ai Carabinieri hanno detto: “e mò come faccio”.

Dalle mie parti si suol dire in modo dialettale: “E’ fatiga fatigà”, il lavoro è duro. E’ quello che pensavano i nove furbetti (che definirei coglionazzi) accusati di assenteismo sul lavoro.
Sgomento, imbarazzo e vergogna nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, nel Quartiere dell’Eur, dove sono stati scoperti gli ultimi furbetti del cartellino, che timbravano e poi andavano a fare tutt’altro. E suscita indignazione l’ennesimo episodio di assenteismo sul lavoro da parte di pubblici dipendenti.

Timbravano il proprio cartellino e quello dei colleghi.

Sono nove gli impiegati del museo, su un totale di 40 (il 22,5%, che non è poco), tra i 40 e i 65 anni di età, che si coprivano a vicenda. Sistematicamente, dopo aver timbrato il cartellino, si allontanavano dal posto di lavoro senza che nessuno se ne accorgesse, timbrando anche per i colleghi che arrivavano più tardi o che addirittura non si presentavano in ufficio. Tutti percepivano comunque lo stipendio pieno.

Dopo circa un anno di indagini sono stati denunciati e sospesi per un anno dall’esercizio dei pubblici uffici, durante il quale non riceveranno nessuna retribuzione. Le accuse sono falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato, false attestazioni e certificazioni, per alcuni con l’aggravante di aver commesso il fatto per conseguire il profitto di un altro reato.

Quando i Carabinieri hanno notificato l’ordinanza di interdizione, alcuni hanno commentato: “e mò come faccio”. “Mò vai a cagare” (n.d.r.). Ma devono anche ringraziare il Gip che ha respinto la richiesta di arresto del pubblico ministero, essendo i coglionazzi incensurati.

Tra le persone sospese per assenteismo sul lavoro, riprese dalle telecamere dei Carabinieri, c’è una donna che entra e, dopo essersi guardata attorno, con fare circospetto, estrae il cartellino e, alla presenza di un collega, timbra quello e diversi altri appartenenti a colleghi assenti o ritardatari. C’è anche una dipendente che usciva dal lavoro per recarsi nel negozio di frutta e verdura del marito ed un altro che invece si allontanava dal posto di lavoro per andare in un centro scommesse.

Insomma, l’ennesimo caso di furberia tutta italiana. Possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla? Qualcuno sapeva e rimaneva colpevolmente in silenzio?

Assenteismo sul lavoro alla faccia dei disoccupati.

In un momento di crisi di lavoro, con una disoccupazione all’11,3% (quella giovanile è al 38,1%), emergono ancora delle situazioni vergognose di assenteismo sul lavoro.

Questi sciagurati non si rendono conto che non tenersi stretto il posto lavorativo è da incoscienti, è una cosa assurda. Si tratta esclusivamente di dipendenti pubblici che evidentemente sentono di avere le spalle coperte, pensano che nessuno mai li potrà licenziare o che non saranno mai scoperti. Non si rendono conto che sono fortunati ad avere un posto fisso statale. Con questi comportamenti rifilano schiaffoni a chi un posto non riesce a trovarlo, a chi ha perso il lavoro ed a chi lavora saltuariamente svolgendo mansioni umili per poche centinaia di euro al mese.

Vergognatevi! Se io fossi stato il Gip vi avrei messo in galera immediatamente. Spero proprio che possiate pagare con la detenzione e con la perdita definitiva del posto statale su cui avete ignobilmente sputato, insultando tutti gli italiani onesti.