E continuano le dichiarazioni, assumendo stavolta un atteggiamento più strettamente difensivo: L’anm si vede costretta a ricordare a tutti, con estrema fermezza, che non ha mai dichiarato che l’introduzione di un tetto massimo alle retribuzioni di 240.000 euro annuali sia un attentato alla libertà o all’indipendenza della magistratura. Chi sostiene il contrario è invitato a dimostrare, una volta per tutte, quando e come l’Associazione avrebbe fatto una simile affermazione. Il tetto è raggiunto solo dai massimi vertici della Corte di Cassazione e della relativa Procura Generale e che la retribuzione media dei magistrati è enormemente inferiore a quella cifra.
E l’Anm non si ferma neppure a chi ha da ridire sulla sospensione feriale dei termini, per l’ eccessiva durata: Gli uffici giudiziari non chiudono mai e l’Anm non ha mai dichiarato che la riduzione della sospensione feriale e delle ferie (realizzata con il decreto legge n. 132/2014) sia un attentato ai magistrati. L’istituto della sospensione dei termini processuali in periodo feriale, fino a oggi fissato dal 1° agosto al 15 settembre, è destinato ad assicurare il concreto esercizio del diritto di difesa (art. 24 Cost.), al fine di evitare il decorso dei termini processuali nei processi ordinari, in un tempo che i cittadini tradizionalmente dedicano al riposo annuale. Durante le ferie, fino a oggi di 45 giorni, i magistrati erano comunque tenuti al deposito dei provvedimenti, non essendo prevista alcuna sospensione dei relativi termini. Dunque, il numero dei provvedimenti emessi è indipendente dalle ferie godute, la cui riduzione non potrà determinare alcun incremento di produttività.
Insomma, i magistrati, tanto per dirla con un’espressione tipicamente processuale, non si risparmiano a difendersi nel merito e precisano che la loro autonomia ed indipendenza non può essere soggiogata a secondi fini. Speriamo che il nostro caro premier, la prossima volta, peserà maggiormente le parole.