Via emilia reggio emilia (Photo credit: Wikipedia)
Forse la troppa neve ed il male alla schiena e cervicale che ne sono derivati, il dover servirmi dei mezzi pubblici per recarmi in città,mi ha fatto rivedere la mia città con occhi diversi. L’ho osservata da un punto di vista nuovo, che non è quello del percorso con la mia auto, ciò mi offre ancora una volta uno spunto di riflessione. Guardando bene i negozi visti e conosciuti sin dall’infanzia, storici per cosi’ dire, con i medesimi articoli e generi esposti con più o meno cura, si possono notare gli altrettanto conosciuti negozianti. Oggi, pala in mano e cuffia in testa, fanno “la rotta” davanti al loro piccolo passo carraio, per dar modo a quelle poche anime infreddolite come me, di entrare senza rompersi almeno una caviglia. Nella vana speranza di far loro acquistare almeno un cappotto di lana ben caldo, o una sciarpa con guanti e colbacco in parure. Vana speranza appunto! Da Porta Castello a Porta Santa Croce, da Porta San Pietro a Porta Santo Stefano, molti dei nostri amati negozi hanno le stesse serrande un poco arrugginite e traballanti, di quando ero bambina. Le stesse insegne, a volte a penzoloni, le medesime maniglie d’ottone, ora sbiadito. Mi domando con perplessità, perché molti di loro non siano d’accordo nel tenere aperto tutto il giorno il loro esercizio, sino almeno alle ventuno di sera. Come fanno già da tempo in altre città e come fanno, i loro acerrimi nemici: i centri commerciali e gli outlet, naturalmente facedn oosservare ai dipendenti turni e giorni di riposo. Non me ne vogliano, ma non vedo il perché con la crisi che diciamo di vivere, non escogitano un sistema per turnarsi assieme a moglie, marito, e figli che invece molte volte si vedono “ciondolare” in Via Emilia, a fare la vasca? Non vedo molte altre strategie, se non provare a rimanere aperti tutti i santi giorni di quasi tutto l’anno, senza lamentarsi di trascurare la famiglia. Ci si può organizzare portandosi da casa, un bel cestino colmo di prelibatezze da gustare nel retrobottega assieme ai vostri cari. Come facciamo noi privati quando andiamo a fare i mercatini del riuso (V. Polveriera, Volo). Sentite giustamente, visto che è domenica, il bisogno della Santa Messa e della parola del Signore? Chiediamo al parroco più vicino al nostro negozio di passare per una benedizione al negozio e a tutta la famiglia.. Altro, credo prezioso suggerimento, sarebbe quello di un vero rinnovamento, aggiungendo un angolo diverso che nulla c’entri con il genere che vendete.Potrebbe essere, se studiato bene, un escamotage per incuriosire e fare entrare i clienti più esigenti e desiderosi di novità, come la sottoscritta! Come quel bar in centro a Reggio Emilia, che oltre a servire un ottimo caffè, ha aggiunto un angolo libreria rifornito e ben curato, dove, tra un cappuccino ed una brioche calda, non solo si possono leggere le trame dei libri che maggiormente ci attraggono, ma possiamo anche acquistarli! Se possedete un negozio di intimo, allora ospitate un paio di volte la settimana una parrucchiera o una curatrice d’immagine, che può dare suggerimenti su un nuovo look.. Insomma le idee sono tante, tutte realizzabili e nessuna impossibile: si tratta solo di aguzzare l’ingegno,
Reggio Emilia. Duomo (Photo credit: Pilar Torres)
mescolato ad un pizzico di giusta creatività. Ed infine vi chiedo: è mai possibile che nel 2012, in una città come la nostra, se alla sera si cerca un negozio aperto, un bar, una pasticceria, una farmacia in centro, un punto d’incontro che non siano pizzerie o ristoranti, ci sia tutto sbarrato e chiuso? Nemmeno un cinema sotto ai portici è rimasto….
Fabiana Schianchi Ugoletti, dicembre 2011.
Risposta del dottor Nitrosi.
Ora si prepari alla reazione dei commercianti che non apprezzano molto le liberalizzazioni e le aperture totali. Però è un bel dibattito ed è interessante registrare l’opinione del cliente. Chissà che faccia riflettere.
Banda reggio emilia (Photo credit: Wikipedia)