Astensionismo elettorale: le elezioni all’Università di Udine segno di apatia civica nazionale?

Creato il 24 novembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

24 NOVEMBRE – “Ma tu sei andato a votare?”  “No, e tu?” “Neanche io.”

Il 21 novembre si sono svolte presso l’Università degli Studi di Udine le elezioni per il rinnovo delle rappresentanze degli studenti negli organi accademici. In particolare, gli organi per i quali si è votato sono stati il Consiglio di Dipartimento, il Consiglio di Corso di Studio, il Consiglio delle Scuole di Specializzazione, il Consiglio Didattico della Scuola Superiore e quello degli Studenti (rappresentanti degli specializzandi e dei dottorandi). E a quanto pare l’affluenza alle urne, o meglio alle postazioni elettroniche, viste la modalità di voto tramite computer, sono state bassissime. Non è poi forse da stupirsi se anche alle elezioni, quelle “vere”, quelle politiche, il numero dei votanti è di anno in anno in calo. Eppure il nostro Bel Paese anni fa poteva vantarsi del suo popolo così legato a quell’atto di espressione democratica del cittadino, uno forse degli ultimi effettivamente rimasti. Basti pensare che alle storiche elezioni del 1948 si presentò alle urne il 92,8 % degli aventi diritto, mentre ad esempio alle comunali del 2011 la media nazionale si è registrata al 71 % (fonte: Elaborazioni dell’Istituto Cattaneo di Bologna) e al referendum del giugno 2011 al 54,8 % (Fonte: Ministero dell’Interno).

L’apatia dell’elettore verso il voto è sicuramente da imputare a diversi fattori: oltre ad un discreto abbassamento dell’educazione civica (ormai solo accennata all’interno della scuola dell’obbligo), influisce molto l’allontanamento della classe politica dal popolo con programmi lontani dai veri problemi della Nazione, beghe televisive, individualismo imperante, sfaldamento dei partiti. Certo, il desiderio di votare post epoca fascista era necessariamente più alto che adesso visto il ventennio di libertà negate, ed oggi il passaggio di testimone tra politica ed economia (in realtà iniziato ancora prima dell’avvento del ventesimo secolo, ma che negli ultimi anni sembra aver raggiunto il suo climax) dà spazio a governi tecnici che per quanto legittimi e utili non sono democraticamente eletti.

L’astensione dal voto nel piccolo mondo universitario è sicuramente riflesso anche della situazione generale politica, ma anche senso di sfiducia verso un mondo sfaccettato da diversi problemi che non sembra poter avere un miglioramento, nemmeno attraverso la partecipazione diretta degli studenti. Oltre al voto, la stessa candidatura esigua di studenti ne è dimostrazione. Per ogni diversa ex-facoltà – oggi dipartimenti – è stata presentata una lista sola, talvolta composta anche da un solo candidato, ad eccezione di Ingegneria Gestionale, Matematica, Discipline Matematiche, Storia e Tutela dei Beni Culturali, Scienze Giuridiche, Giurisprudenza, Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche, Medicina e Chirurgia che hanno presentato due liste. In alcuni casi il numero di candidati è stato inferiore ai posti di rappresentanza offerti dall’Ateneo, come per Lingue e Letterature Straniere dove i posti offerti per il Consiglio di Corso di Studio unificato erano 13 e i candidati solo 7.

Martina Napolitano