Io ho sempre pensato che astrarre fosse determinate per completare un ragionamento che avesse senso e invece mi trovavo sempre invischiato in discorsi che naufragavano in considerazioni personali che riguardavano la tua esperienza e entravi in dettagli da cui poi non era più possibile uscire se non prima di aver sciolto la matassa di domande e quesiti che si formavano e che richiedevano una risposta e io, credimi, io avrei voluto dirti che se provavo, se solo cercavo, (senza essere sicuro di poter rispondere anzi con il rischio di pormi nuove domande) se solo avessi tentato, di rispondere alle tue domande (qualche idea mentre parlavi mi veniva) magari anche a quelle sottintese (che erano molte, tante quante quelle esplicite) non saremo mai potuti andare avanti nel nostro ragionamento, capisci che passare da una questione ad un’altra senza una logica, senza essere consapevoli di dove stiamo andando con le parole, è rischioso? Perché alla fine io e te, e non è la prima volta, anzi credo che sia sempre… cioè da quando ci siamo conosciuti che è così, io e te dicevo, non riusciamo mai a venirne a capo, non riusciamo mai a concludere nulla, non riusciamo a essere soddisfatti dei nostri dialoghi perché sentiamo, anche se non lo diciamo, (è una cosa che non ci siamo mai detti) ma sappiamo – percepiamo – che quando parliamo (io e te) ecco resta sempre qualcosa di irrisolto, qualcosa di inespresso, qualcosa che andrebbe finito ma sappiamo benissimo che non lo faremo mai perché dobbiamo sempre fare delle cose e dobbiamo – siamo costretti dalla vita – ad interromperci, andare a fare la spesa o forse preparare la cena, per cui ci blocchiamo e non inizieremo mai più l’argomento lasciato a metà -sospeso- e tutte quelle domande senza risposta resteranno per sempre tali.
Lo sai questo, vero?
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