Astrazioni gelate

Da Marcoscataglini
Sinora, questo è stato un inverno quantomai mite. Sin troppo direi. Poca neve in montagna (parlo dell'Appennino, ovviamente), gelo praticamente assente. Le soddisfazioni, da questo punto di vista, sono state assai poche per noi amanti del freddo, e delle possibilità fotografiche che offre. Ma qualche giorno fa, all'alba, la temperatura era comunque sottozero, e in campagna ho trovato alcune pozze gelate...

Non si trattava delle classiche pozze con ghiaccio di un certo spessore che ingloba foglie di varia foggia e diverso colore. Lo strato di ghiaccio, in realtà, era piuttosto sottile e sotto, si notava che l'acqua era ancora liquida; in alcune delle pozze, all'acqua si sostituiva un fango cremoso. Potrebbero sembrare condizioni non proprio ideali, e invece mi hanno regalato diversi spunti, soprattutto grazie al fatto che non si trattava del "solito gelo", ma di una forma intermedia (e aleatoria: in un paio d'ore s'è sciolto tutto!), che proprio per questo presentava grafismi interessanti.

Per le suddette due ore ho avuto l'impressione di essere su un piccolo aereo e di sorvolare i fantasmagorici paesaggi dell'Islanda, di cui la Rete abbonda in questo periodo (complice la "moda" di andare a fotografare la splendida isola del Nord Europa). Fatte le debite proporzioni, l'effetto è quello. Insomma, "ho volato basso"!

In alcune delle pozze si creavano dei disegni vagamente antropomorfi; in questo caso sembrava di volare al di sopra degli enormi disegni creati dagli indigeni in diverse parti del Mondo, e specialmente in Sudamerica. A volte stringere lo sguardo, vuol dire ampliare la fantasia!