Astronauti UHT, in stile MacGyver

Creato il 04 giugno 2015 da Media Inaf

Equipaggio riunito a bordo della ISS.

437 giorni e 18 ore. Il record di permanenza continuativa nello Spazio è imbattuto dal lontano 1995: lo detiene il cosmonauta russo Valeri Polyakov, che il 22 marzo di allora rientrava da una missione durata oltre un anno a bordo della Mir. “Possiamo andare su Marte”, commentò a caldo appena estratto dal modulo Soyuz.

Polyakov, che prima di essere un astronauta era un medico, volle dimostrare con quell’esperienza estrema che sopportare un viaggio verso il Pianeta Rosso era possibile. Oggi a vent’anni di distanza la comunità scientifica torna a valutare la possibilità di prolungare la permanenza degli astronauti nello spazio. E man mano che gli astronauti vengono addestrati per progetti spaziali sempre più ambiziosi, quello che è necessario è comprendere come tutelare la salute di un uomo e una donna per periodi così lunghi lontano dalla Terra. Che significa anzitutto assicurare che l’aria respirata e l’acqua ingerita dall’equipaggio sia il più possibile sicura e monitorata. Un compito non facile, visto l’ambiente isolato e difficilmente raggiungibile che un astronauta si trova ad abitare.

Ecco però dai ricercatori dell’American Chemical Society l’idea per un sistema di monitoraggio, da costruire a bordo della ISS. Il modello, descritto in un articolo appena pubblicato da ACS journal Analytical Chemistry, permetterà di monitorare la qualità di acqua e aria sia in tempo reale.

Attualmente l’unico modo per verificare l’assenza di eventuali contaminanti in aria e acqua – microbi e radiazioni – consiste nella raccolta di una serie di campioni da inviare a Terra. Un sistema con una tempistica di analisi impraticabile per le nuove missioni di lunga durata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, che potrebbe richiedere anche sei mesi prima che un astronauta riceva i primi risultati.

L’ISS è dotata sì di alcune componenti hardware capaci di rilevare sostanze pericolose in tempo reale, ma hanno più di un limite. Per un monitoraggio corretto – questa l’idea di Facundo M. Fernández, William T. Wallace e colleghi – potrebbe tornare utile il dispositivo Air Quality Monitor (AQM), già utilizzato a bordo di missioni spaziali, in combinata con un vaporizzatore di campioni liquidi. Trasformando i campioni in gas è possibile procedere con l’analisi via AQM. Con una piccola modifica all’attrezzatura attualmente in dotazione, gli astronauti potrebbero poi controllare la qualità dell’aria a bordo. Una tecnologia buona anche per postazioni di ricerca remote, anche qui sulla Terra. Una soluzione da bricoleur alla MacGyver, il protagonista della popolare serie televisiva degli anni Ottanta creata da Lee David Zlotoff e interpretato da Richard Dean Anderson.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :