Non so voi, ma io questa campagna la trovo molto intelligente; la trovo una di quelle che fanno riflettere sul serio il target a cui si rivolgono, che è centrato appieno. Si parla a tutti quegli uomini (e ahimé non sono pochi) che vivono il calcio in maniera patologica, fino a una sorta di “disturbo della personalità” per cui a casa loro sono degli agnellini e poi se ne vanno in giro a sputare veleno e violenza sul calcio per sfogare una repressione dovuta a questo o quell’altro motivo. Io me li immagino proprio, i signori in questione. Me li immagino urlare col viso che esplode di odio. Poi me li immagino rispondere al telefono quando li chiama la fidanzatina, a sussurrare dolcerie magari attenti a non farsi sentire. E questo è un tasto ideale da andare a toccare; è un tasto scoperto e dolente, un atteggiamento in cui per forza i diretti interessati si riconoscono. La pubblicità non li vuole ridicolizzare, (o per lo meno solo un pò) ma piuttosto far riflettere sull’assurdità di questo “split” della personalità, di questo abisso fra due modi di essere nella vita privata e in quella “calcistica” (sempre che si possa parlare di “vita calcistica” per gente che per quanto lo guarda magari a pallone neanche ci ha mai giocato- sarebbe un pò come dire che io ho una vita holliwoodiana). ”At the stadium, be who you really are” – Violence & Racism. Fight it at football grounds- Io non credo che questa campagna abbia avuto il risultato che meritava, per il semplice motivo che ci sono realtà che, a mio avviso, la pubblicità può correggere ben poco. Ma si può cominciare col far riflettere, ed è già un ottimo passo. La campagna è fresca fresca di Febbraio 2011, ideata per “Football Resistance”, un’operazione nata nel 2005 per combattere la violenza e il razzismo nel calcio,e anche questa volta si tratta di una campagna ”realisée en France”. (L’agenzia è la CLM BBDO di Boulogne-Billancourt.)