At the station

Creato il 29 aprile 2011 da Gadilu

Ero la sposa più invidiata del secolo. La principessa delle favole. La Cenerentola del nostro tempo. La maestra d’asilo prescelta dall’erede al trono. Se solo avessero saputo, gli innumerevoli spettatori delle nozze del secolo; se solo avessero immaginato, le miriadi di casalinghe ipnotizzate dal matrimonio pastello; se solo il mondo si fosse fermato un attimo a pensare cosa può essere uno sposalizio regale; cos’è, in fondo, depurato di tutto lo sfarzo, delle migliaia di cappellini e tight e alte uniformi e coccarde, stendardi, passatoie, ali di folla impazzita…

Cos’è, se non una stazione di monta.

La condizione regale è molto vicina alla condizione animale. Molto più di quella, che so, d’un impiegato, un bottegaio o un tassista. I quarti di nobiltà sono come i quarti di bue. Essere re o regina o duca e marchese equivale a essere un cavallo. Si tratta d’una condizione equina. Si cerca di riprodurre il purosangue. Ci vuole un nobile stallone che si accoppi con una nobile giumenta. Che abbia tutti quarti a posto. Si ricostruisce il pedigree al modo che si risalgono stemmi araldici ramificatissimi. E viceversa. Il compito di una brava regina è quello di figliare quanto una brava vacca, una coniglia feconda o una cavalla, appunto. La principessa più fertile e più a portata di mano, giovane, vergine, di buon casato, pronta a sfornare il puledrino vincente – ero io.

Alessandro Banda, Come imparare a essere niente, Guanda 2010, pagg. 79-80



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