Ho finito di leggere giovedì, in aereo, Atatürk. An Intellectual Biography di M. Şükrü Hanioğlu (Princeton University Press, 2011): un libro estremamente deludente, presentato come “bibliografia intellettuale” che del genere non ha però né l’ampiezza né lo spessore. Qualche spunto interessante e qualche notizia ghiotta in effetti li ho trovati: ma il professor Hanioğlu avrebbe fatto meglio a scrivere un articolo – denso e privo di inutili pagine e pagine di ripetitivo e scontatissimo background – per una qualche rivista accademica. Quel che mi ha incuriosito, comunque, è l’insistenza di Hanioğlu nel descrivere il progetto politico di Atatürk come “utopia” e lo stesso Atatürk come “utopista”, almeno nelle conclusioni: anche se in effetti sostiene che il fondatore della Turchia moderna non era un pensatore ma si è limitato a realizzare la visione – utopica, per l’appunto – dei Giovani turchi; anche se in effetti sostiene che il suo programma politico – radicale e fondato su di una “religione civile” (modernità, culto della personalità e della repubblica, partito) – era nella sua essenza autoritario: ma non è invece di carattere totalitario piuttosto che autoritario un progetto politico utopistico e fondato sulla creazione dell’uomo nuovo (in questo caso turco)? Insomma, se il progetto politico di Atatürk – ancorché eriditato – aveva i caratteri dell’utopia, non era – e non è stato – giocoforza anche totalitario? O forse il professor Hanioğlu ha semplicemente preferito evitare guai con la giustizia?