Atauro Island – Da Prigione a Via di Fuga

Creato il 22 febbraio 2013 da Angelozinna

Raggiungendo le coste di Atauro Island con il Nakaroma Ferry, che questo sia stato in un passato non troppo lontano un luogo di punizione proprio non si direbbe. A circa 30km da Dili sorge questa isola montuosa che oggi rappresenta la principale destinazione per una fuga dalla città. Atauro fu concessa ai portoghesi tramite un patto con gli olandesi poco dopo la colonizzazione del Timor Est, e la sua conformazione naturale ne creò una perfetta prigione, utilizzata dai nuovi padroni fin dai primi tempi. Nel ’75, poco prima dell’invasione indonesiana, Atauro fu utilizzata dal governatore portoghese Mario Lemos Pires, come base per tentare di stabilizzare in qualche modo la situazione, senza successo, come è stato possibile vedere.

Atauro ha una sola strada, che collega i due principali villaggi di Vila e Beloi dove è situato il piccolo porto. Gli abitanti, circa 8000, vivono principalmente di pesca di sussistenza e attraverso la frutta che cresce naturalmente nell’entroterra. L’acqua potabile è un bene scarso, soprattutto durante la stagione secca, e così è l’elettricità, costringendo di conseguenza chi vuole passare una o più notti sull’isola a contattare in anticipo uno dei due resort presenti, per permettergli di organizzare i pasti.

Ad Atauro si è liberi di fare tutto o niente. I tracciati che salgono verso l’interno sono numerosi, ma così sono anche le spiagge desolate che si nascondono dietro ogni formazione rocciosa. La barriera corallina che circonda l’isola si raggiunge facilmente a nuoto, e la vita marina di quest’area sullo stretto del Wetar la rende una delle migliori destinazioni al mondo per gli appassionati di scuba diving. Il viaggio sulla Nakaroma per i turisti costa 5 dollari sola andata, con un biglietto che dice “Prima classe”, ma significa soltanto prezzo maggiorato per pelle bianca. La nave parte “di mattina”, non è ben chiaro a che ora. C’è chi dice le otto, chi le nove, chi le dieci. Così ci si presenta al porto alle sette e mezzo, e si finisce per cominciare a muoversi alle undici.

La nave viaggia soltanto di sabato, e torna indietro alle 5 del pomeriggio. Spendendo 10 dollari quindi è possibile stare solo un giorno, oppure una settimana intera. Esistono però soluzioni alternative per chi vuole fermarsi meno di sette giorni, quella più comune è trovare un peschereccio che durante la settimana torni indietro per il mercato. Esistono agenzie inoltre che organizzano traghetti privati, che con 45 dollari a testa effettuano il tragitto, ma è necessario prenotare con un po’ di anticipo.

La piccola popolazione di quest’isola è inoltre un’eccezione in Timor Est. Buona parte degli abitanti infatti sono di religione protestante, invece che cattolica come nel resto del paese. All’arrivo il mercato accoglie i visitatori, anche se a differenza di altre destinazioni asiatiche, questo non si rivolge ai turisti ma ai locali. La merce in vendita è molto poca e molto simile, i beni sono principalmente acqua, noci di cocco, e continuando a camminare, qualcuno, per terra, vende patate, radici, e un numero limitato di frutti. C’è anche chi vende qualche lattina di birra, calda come tutto il resto.


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