Athos, Portos, Aramis e Dartagnan?

Creato il 28 dicembre 2014 da Manuel
Tra chi sembra ormai agli ultimi colpi buoni e chi sembra aver bagnato le polveri e non riuscire ad asciugarle, tra chi sembra sempre in procinto di…. e chi riparte da zero quando il meglio lo ha già dato. Sempre nel gruppo dei migliori ai ritrovi partenza, Moreno Moser si ripresenterà all’avvio della nuova stagione agonistica con la necessità di far capire se tutta la roba buona esibita nelle prime due stagioni fosse frutto del caso o se c’era della sostanza. Fatto sta che tra una rivista e l’altra – due anni fa le ‘copertine’ non gli sono mancate, anche su stampa extra-sportiva – e le chiacchiere noiosamente retoriche provenienti dalla Peppa Pig Television Big Band, il trentino ha fatto una stagione e mezza senza clamori. Praticamente siamo rimasti al Moreno che, ormai vuoto di energie, arrancava verso il traguardo dell’Alpe d’Huez, dove concluse con una bella piazza d’onore di giornata al penultimo Tour. Il resto (leggi, tutto il 2014) è stato tenuto in piedi da delusioni, gare opache, una forma che andava e veniva come pareva a lei. Ciclista all’antica per quanto concerne il periodo invernale, quando lascia la bicicletta anche per più di un mese – un’idea che nel ciclismo moderno sfiora la bestemmia – riparte dopo l’esperienza Cannondale che lo ha lasciato crescere con calma (buona abitudine del duo Zani-Amadio, vedi Nibali e Sagan). Finito il tempo delle coccole, Moser entra in quello degli schiaffi. A lui evitarli e possibilmente cercare di appiopparne. Toccando l’ambiente ex-Cannondale, dalle offerte per cambio gestione c’è stata la Tinkoff-Saxo di Riis che si è portata in casa il duo Basso e Sagan. Il primo non ha più molto da chiedere se non il certamente lauto stipendio (due Giri vinti sono sempre un’ottima referenza da mettere sul piatto), mentre avrà certamente molto da dare per quanto riguarda l’apporto d’esperienza. Domanda; ma Contador cos’è? Un neo-prò di primo pelo? Comunque l’uomo dalle due carriere – vedi due anni di squalifica per la storia targata Fuentes – correrà con meno pressione e forse si divertirà di più. Peccato che Ivan abbia accettato di tornare a correre per Mister 60% (Riis), visto che proprio il DS danese lo guidò negli anni migliori del varesino, buttati consapevolmente nel cesso tra il 2006 ed il 2008. Visto che Riis è uno di quei personaggi che stanno benissimo affiancati a Vinokurov per quanto riguarda gli olezzi fognari (perché non unirsi in una ditta di spurghi?), la scelta di Basso non attira per simpatia ed è deludente dal punto di vista dell’immagine se uno ha un minimo di memoria ciclistico/ematica. Chi il primo pelo l’ha ormai perso è Peter Sagan, trasferitosi alla Tinkoff con Basso, dopo tre stagioni piene di complimenti (un po’ come Moser) ma condite da circa 60 vittorie (e già qui il discorso Moser si dissolve), Sagan esce dal periodo in cui sei giovane e gli errori ti vengono perdonati, per entrare in quello dove se arrivi secondo è meglio che tu abbia un buon motivo perché sia capitato. Ha stravinto la maglia verde al Tour grazie a una ricca serie di piazzamenti (con 4 secondi posti), senza però mai riuscire a mettere la firma del primo sul traguardo, e nel corso dell’anno non ha fatto vedere la ‘fame’ delle due stagioni precedenti. Pare che per Mister 32 (i battiti cardiaci a riposo del ragazzo) Sanremo e Fiandre siano solo questione di tempo. Buono a sapersi, ma meglio se inizia anche a vincerle. Al Nord dovrà sempre vedersela con Boonen, Cancellara, Vanmarcke, Van Avermaet e forse Kristoff. Su Terpstra, vincitore della Roubaix, aspettiamo un’altra primavera per capirne di più ed eventualmente consacrarlo come big. Chi ha iniziato la carriera come un big avendo la ‘sfortuna’ ciclistica di vincere a meno di 24 anni due corse che una carriera te la cambiano (Giro e Lombardia) è il ‘vecio bocia’ Cunego, che riparte dalla nuova formazione Nippo per abbracciare una dimensione sportiva lontana dalle abitudini per obiettivi e aspettative. Una squadra che dovrà impostare la stagione sugli inviti alle corse di primo piano, guadagnandoseli in quelle di secondo. Ci ritroveremo un Cunego in versione obbligatoriamente garibaldina, per giocarsi le corse senza aspettare lo striscione con il triangolo rosso? Ci sono volute due stagioni deludenti e zoppicanti per far dire al veronese “basta” con l’ambiente Lampre. Considerazione, quella della necessità di cambiare aria, di cui si era scritto già due o tre stagioni fa su questa pagina web, e forse anche su tante altri fonti da parte di altri. O un’idea forse figlia di un più crudo esito dopo due stagioni senza segnali di reazione e senza risultati da ricordare. Non è dato sapere quale sia stato il motivo che ha spinto Cunego alla Nippo. Speriamo che questa scelta non sia stata un’esito conclusivo, quasi obbligato, dopo che alcune altre porte gli sono state chiuse con un grazie di stima. C’è gente in giro che meriterebbe molto meno, e invece ha trovato miglior partito.

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