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Attacco a scuola americana a tunisi : Questa non e' la Tunisia

Creato il 17 settembre 2012 da Italianidicartagine
E' domenica sera, dopo un fine settimana di follia. Nostro figlio non potra' andare a scuola domani. Come spiegare ad un bimbo di 6 anni che a sua classe in Tunisia e' stata bruciata a causa di un film amatoriale girato da un egiziano negli stati uniti? come spiegare come migliaia di tunisini hanno assaltato la sua scuola, dato fuoco alla sua libreria, rubato i suoi computer, danneggiato i suoi disegni, i suoi ricordi, in nome di un Dio, che dovrebbe significare bonta', generosita', amore. Come spiegare questo video.
Ma chi e' questa gente? Non e' certo il popolo accoglente che ci ospita da 5 anni, non sono certo gli stessi tunisini sono hanno dato un esempio a mondo rivoltando eroicamente un regime in nome della dignita', coloro che ci hanno protetto, difeso un anno e 1/2 fa durante la rivoluzione. Non sono certo gli stessi che il 15 gennaio 2011, quando le milizie di Ben Ali impazzavano nel nostro quartiere, ci vennero a bussare alla porta, rischiando la propria vita, per chiedere se avevamo bisogno di qualcosa. Non sono gli stessi che ci hanno fatto sentire, noi colpevoli dell'invasione e delle interferenze storiche dell'Italia che ha sostenuto ventanno di dittatura. Non sono certo quelli che ci hanno raccontato le loro storie e aiutato a scriverne un libro.
In un momento di rabbia (e oggi ne abbiamo tutti una gran dose), ci chiediamo: Ma dove erano tutti questi eroi? Ma soprattutto dove erano le autorita' tunisine, il suo esercito, la sua polizia in quelle lunghe ore di saccheggio, in cui si siamo tutti (non sono gli americani) inermi, spogliati, violati. Dov'era la Tunisia che conosciamo mentre i disegni di bambinii innocenti di 70 nazionalita' andavano in fiamme?
Ci consola e ci incoraggia una bellissima lettera aperta di un insegnante tunisina. Mi consola il fatto che attorno alla scuola americana, molti residenti tunisini sono andati a caccia dei computer rubati e con successo hanno riportato parte del bottino. Ci consola che molti si siano gia' offerti per aiutare la scuola.
Mi incoraggia che la pagina facebook dell'ambasciata US a Tunisi e' inondata da nuovi likes dal popolo tunisino, magra consolazione, ma che va nella direzione opposta di chi voleva alimentare lo spirito anti-US.
Ma oggi c'e' bisogno di una grande mobilizzazione, oggi la Tuinisia deve alzare la voce e differenziarsi da questo criminali. Oggi la Tunisia non deve cadere alla tentazione di chi vuole far fallire la rivoluzione e vuole che si dica "avete voluto la liberta', ecco gli integralisti islamici". Dalla Tunisia ci si attende una risposta forte, delle condanne verbali ma anche giudiziali, contro i "senso di inpunita'" che si vive in queste ore. Ci si attende una folla quanto mai numerosa sulle strade di Avenue Bourghiba.
Ma anche noi italiani e occidentali non dobbiamo cadere nel tranello di chi vuole rilanciare lo scontro tra civilita', di chi vuole dire "questo e' l'Islam, questo e' il mondo arabo se lasciato a se stesso". L'Islam e la Tunisia sono ben altri. Investitori, turisti, espatriati non dobbiamo aver paura di un immagine che non e' propria di questo paese. Dobbiamo astenerci da commenti frettolosi, dalla paura dell'altro che ha tanto imprigionato le nostre relazioni con il mondo arabo.
Il paese affronta un momento difficile che richiede coraggio e lucidita'. E' chiaro che dietro quelle migliaia di violenti agitatori. c'e' un disegno, c'e' qualcuno che vuole lo scontro a tutti i livelli. Di fronte a tutto cio dobbiamo essere uniti, noi come loro contro il radicalismo islamico, cosi come contro lo scontro di civilta'. Oggi come mai non dobbiamo cedere alla semplificazione che tutto l'Islam e' violento, ma dobbiamo altresi avere il coraggio di condannare fermamente - noi come loro - i fatti di venerdi, tutti indistintamente, altrimenti sara' il loro disegno a realizzarsi. Lunedi ai bimbi sara negata la scuola, sta a noi adulti ricostruirla, stai a noi ricostruirne attorno (non solo con i nuovi carri armati posteggiati, putroppo troppo tardi) la tranquillita' di una societa' e un mondo, basati sul rispetto e la tolleranza.

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