Film come “Attacco al Potere: Olympus Has Fallen” rendono evidente come l’America non abbia superato il trauma del 9/11.
Un gruppo di terroristi nordcoreani riesce ad intrufolarsi nella Casa Bianca prendendo il presidente in ostaggio e macchinando un piano per danneggiare gli Stati Uniti. A Gerard Butler (fu Leonida spartano in 300) tocca il ruolo dell’eroe, unico agente dei servizi segreti rimasto vivo dentro la Casa Bianca, tormentato per non esser riuscito a salvare la first lady in un’incidente anni prima (forte deja-vu stalloniano con Cliffhanger).
Trama asciutta, classica, essenziale, forse troppo. C’è un pò del primo Die Hard ( Trappola di Cristallo) e un pò di Air Force One, eppure attingere dai predecessori illustri non rende Attacco al Potere una buona pellicola. I motivi sono molteplici: nonostante la regia sia funzionale e pulita durante le scene d’azione, la sceneggiatura è banale e scontata, mancando di personalità. Come non bastasse per tutto il film pervade una retorica soffocante, un simbolismo eccessivo al punto da risultare ingenuo. I dialoghi sicuramente non migliorano questo aspetto, anzi, lo peggiorano di parecchio.
Gerard Butler si divide tra il duro da film macho (Gamer, Rock’n'Rolla) e le commedie sentimentali (il Cacciatore di ex, la Dura Verità) come nessun suo collega sa fare e si dimostra all’altezza del ruolo anche stavolta. Le note dolenti però toccani suoi colleghi: Morgan Freeman sprecato per una parte marginale e Aaron Eckart (Thank You For Smoking, Il Cavaliere Oscuro) nella parte de “Il Presidente Ideale”, troppo perfetto e ritagliato da una cartolina, al punto da essere insipido e privo di carisma.
Da Antoine Fuqua ci si può aspettare di meglio. Consapevoli che non tutti i suoi film possono essere come Training Day (eccellente poliziesco con Denzel Washington), si può pretendere almeno il livello di Shooter (sempre di Fuqua, con Mark Wahlberg) per un film d’azione divertente ed intrigante.
Invece no. Attacco al Potere manca completamente l’obbiettivo, tecnicamente valido eppure vuoto, privo di personalità e riempito con le peggiori paure di un paese che cerca di esorcizzare lo spettro del terrorismo sul grande schermo.
Articolo di Francesco Dovis.