Attentato di Marrakech: ricostruzione oggi al Caffè Argana.

Creato il 12 maggio 2011 da Paolo

L’attentatore materiale dell’attentato al Caffè Argana di Marrakech, il 28 aprile scorso, è stato condotto oggi dalle forze di polizia sul luogo dell’attentato per ricostruire quelle terribili ore che hanno sconvolto la città. Dalle prime informazioni è trapelato che l’attentatore non aveva scelto il Caffè Argana ma che recandosi nella Place Jemaa El Fna scelse il locale più affollato da turisti stranieri.  Adil El-Atmani, marocchino di 25 anni, descritto come un “ammiratore” di Al Qaïda, ha assicurato che ha agito per convinzione e che in realtà il locale prescelto a suo tempo era il Caffè de France, che si rivelo’ in quelle ore con pochi turisti presenti ai suoi tavoli. Con un grande zaino nero, si è poi diretto verso il Caffè Argana vedendolo affollato  di turisti. Secondo un fotografo dell’AFP, durante la ricostruzione dell’attentato, sotto stretta sorveglianza della polizia, una folla numerosa si è ammassata sulla piazza e al passaggio del criminale si è accanita verbalmente insultandolo. Il mattino dell’attentato, il giovane uomo arrivo’ con il treno verso le 06.00 dalla città di Safi, 350 km a sud di Casablanca, indossando una parrucca, un cappello blu, degli occhiali da sole e  una tuta da ginnastica bianca. Oltre allo zaino portava su di un fianco una chitarra. Entrando nel Caffè Argana ordino’ un succo d’arancio chiedendo poi al cameriere se poteva lasciare il suo zaino, “il tempo di andare a cercare la sua fidanzata”. Uscito’ dal Caffè, dopo 300 mt, erano quasi le 12.00, ha azionato con l’aiuto di telefono mobile le due cariche piazzate nello zaino. Atmani, che la polizia ha descritto come un uomo influenzato dalla ideologia jihadiste, si è poi recato alla stazione di Bab Doukala per prendere un bus verso Safi. Secondo la polizia l’uomo si è liberato della parrucca gettandola in un giardinetto adiacente la stazione. Durante la ricostruzione, l’attentatore ha dichiarato alla polizia che ha compiuto il suo atto per “convinzione” chiedendo di non domandargli “perchè lo aveva fatto” ma piuttosto “come l’aveva fatto”. Ad oggi sono sei le persone arrestate per l’attentato, di cui due stretti collaboratori di Atmani nello sviluppo del progetto criminale.


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