Ormai la moda è per tutti, si può essere fashionissime spendendo veramente poco e indossando con stile capi all’ultimo grido. Ma dobbiamo fare attezione a quello che compriamo, perchè molte aziende Low Cost per vendere il prodotto finito a costi sempre minori, delle volte risparmiano su quello che sono i processi di produzione mettendo a repentaglio la salute del consumatore. Sono i dermatologi a lanciare l’allarme: attenti a quello che indossiamo. Negli ultimi anni sono aumentate le dermatiti allergiche da contatto causate dagli indumenti che indossiamo. E sono molte, in effetti, le "cattive pratiche" che mettiamo in atto quando apriamo l'armadio, la mattina, per scegliere cosa indossare. Pantaloni stretti, scarpe troppo alte, vestiti che non ci coprono a sufficienza, insomma mettiamo vestiti per essere belle, attraenti e alla moda, senza pensare se ci facciano male. Ma pochi, invece, sanno che tra tutti i colori quelli scuri (nero in testa) sono i più problematici per la pelle. O che le stampe delle t-shirt possono essere perfino cancerogene. Realmente abiti e tessuti fanno male a chi li indossa, a chi li produce e soprattutto all’ambiente che ci circonda. Basti pensare che per "lavare" un paio di jeans "stone washed" servono oltre 13mila litri d'acqua. Per accelerare l'effetto di lavaggio e dare ai capi un effetto "già usato", si introducono nel bagno delle pietre abrasive. Tra le più comuni, le pomici che stropicciano il tessuto, riducendo anche la tonalità del colore. A rischio silicosi, invece, è chi lavora nel processo di sabbiatura (sandblasting) per "invecchiare" il denim. Bisogna far attenzione a quello che compriamo, per assicurarsi che il capo non sia nocivo occorre leggere sempre le etichette, perchè per fortuna ora le aziende sono obbligate dalle leggi commerciale a scrivere tutto ciò che riguarda quel determinato capo, dal tessuto al processo di produzione... Anche se c'è sempre un escamotage...
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